Lo sfogo dell'ex difensore dopo il suo addio al club nerazzurro: "So solo che avevo un altro anno di contratto e la mia famiglia sarebbe comunque rimasta a Milano, questo la dice lunga sul fatto che avrei tranquillamente continuato".
"So solo che avevo un altro anno di contratto e la mia famiglia sarebbe comunque rimasta a Milano: questo la dice lunga sul fatto che avrei tranquillamente continuato, sapendo quale era il mio destino e il mio posto in squadra o nello spogliatoio dell'Inter. Però, sono state fatte delle scelte, probabilmente qualcuno non ha avuto la delicatezza, e non è il presidente perché con lui ho parlato in maniera molto chiara, e il rispetto per una persona che ha dato dieci anni di vita per la propria squadra, ricevendo tantissimo, ma dando anche qualcosina. Diventare campione del mondo con la squadra di club e con la Nazionale penso sia un motivo di orgoglio per chi indossa i colori di quella squadra. Poteva andare diversamente e meglio, ma quando poi torni a San Siro e la curva quasi si butta giù dalla balaustra per salutarti, penso che quello ti ripaghi di qualsiasi altra delusione minima che ci può essere stata".
Marco Materazzi racconta così il suo addio all'Inter. Un addio che indubbiamente l'ex difensore nerazzurro sperava fosse diverso. "Bisognerebbe fare una tavola rotonda con Leonardo, con Gasperini, con il direttore tecnico...- aggiunge Materazzi a Sky Sport - Quando parli singolarmente vengono fuori sempre mezze verità, mentre se ci fossimo trovati a dieci occhi probabilmente avremmo saputo di più. In un primo momento doveva essere Leonardo, in un secondo arriva un altro allenatore, poi si punta su altre persone, quando io avevo dato la mia disponibilità. E lo dimostra il fatto che non sono andato a giocare da nessun'altra parte in Italia, nonostante avessi ricevuto delle offerte, un po' per rispetto dei miei tifosi e della mia persona, perché quando vai per dieci anni al massimo, con tutto il rispetto per chi mi ha cercato, mi sarebbe sembrato un ripiego".
Lo sfogo prosegue con "Sono andato avanti per la mia strada, sono contento di quello che ho fatto, poi magari un giorno incontrerò Gasperini e gli chiederò se veramente è stato lui a scegliere un altro al posto mio. Nella vita hai sempre la possibilità di fare domande". Parlando del problema all'occhio di Gattuso, Materazzi dice che il centrocampista del Milan "sa quello che deve fare, è lui che si deve tirare fuori da questa situazione. Il suo problema non è semplice, ma penso che ce la possa fare. Quando ho smesso, non mi ha chiamato nessuno, ma sono qui, tranquillo e sereno. Sono convinto che anche lui verrà fuori alla grande".
Per il campione del mondo si prospetta un futuro da allenatore, visto che sta studiando per prendere il patentino. "E' giusto così, è il mio mondo. Non è nelle mie idee allenare in Italia, neanche il Perugia, forse l'unica squadra che potrei allenare è l'Inter, però, quando inizi, non è che puoi allenare la più forte, devi anche accontentarti di quello che passa il convento e il convento italiano, in questo momento, manca di strutture e programmi. Magari - sottolinea - vai con la tua famiglia da una parte e, prima che inizi il campionato, vieni mandato via, penso che questo non sia una buona base di serenità per la famiglia. Ho sempre vissuto in simbiosi con la mia famiglia e penso che non possa essere una cosa fattibile allenare in Italia".
"So solo che avevo un altro anno di contratto e la mia famiglia sarebbe comunque rimasta a Milano: questo la dice lunga sul fatto che avrei tranquillamente continuato, sapendo quale era il mio destino e il mio posto in squadra o nello spogliatoio dell'Inter. Però, sono state fatte delle scelte, probabilmente qualcuno non ha avuto la delicatezza, e non è il presidente perché con lui ho parlato in maniera molto chiara, e il rispetto per una persona che ha dato dieci anni di vita per la propria squadra, ricevendo tantissimo, ma dando anche qualcosina. Diventare campione del mondo con la squadra di club e con la Nazionale penso sia un motivo di orgoglio per chi indossa i colori di quella squadra. Poteva andare diversamente e meglio, ma quando poi torni a San Siro e la curva quasi si butta giù dalla balaustra per salutarti, penso che quello ti ripaghi di qualsiasi altra delusione minima che ci può essere stata".
Marco Materazzi racconta così il suo addio all'Inter. Un addio che indubbiamente l'ex difensore nerazzurro sperava fosse diverso. "Bisognerebbe fare una tavola rotonda con Leonardo, con Gasperini, con il direttore tecnico...- aggiunge Materazzi a Sky Sport - Quando parli singolarmente vengono fuori sempre mezze verità, mentre se ci fossimo trovati a dieci occhi probabilmente avremmo saputo di più. In un primo momento doveva essere Leonardo, in un secondo arriva un altro allenatore, poi si punta su altre persone, quando io avevo dato la mia disponibilità. E lo dimostra il fatto che non sono andato a giocare da nessun'altra parte in Italia, nonostante avessi ricevuto delle offerte, un po' per rispetto dei miei tifosi e della mia persona, perché quando vai per dieci anni al massimo, con tutto il rispetto per chi mi ha cercato, mi sarebbe sembrato un ripiego".
Lo sfogo prosegue con "Sono andato avanti per la mia strada, sono contento di quello che ho fatto, poi magari un giorno incontrerò Gasperini e gli chiederò se veramente è stato lui a scegliere un altro al posto mio. Nella vita hai sempre la possibilità di fare domande". Parlando del problema all'occhio di Gattuso, Materazzi dice che il centrocampista del Milan "sa quello che deve fare, è lui che si deve tirare fuori da questa situazione. Il suo problema non è semplice, ma penso che ce la possa fare. Quando ho smesso, non mi ha chiamato nessuno, ma sono qui, tranquillo e sereno. Sono convinto che anche lui verrà fuori alla grande".
Per il campione del mondo si prospetta un futuro da allenatore, visto che sta studiando per prendere il patentino. "E' giusto così, è il mio mondo. Non è nelle mie idee allenare in Italia, neanche il Perugia, forse l'unica squadra che potrei allenare è l'Inter, però, quando inizi, non è che puoi allenare la più forte, devi anche accontentarti di quello che passa il convento e il convento italiano, in questo momento, manca di strutture e programmi. Magari - sottolinea - vai con la tua famiglia da una parte e, prima che inizi il campionato, vieni mandato via, penso che questo non sia una buona base di serenità per la famiglia. Ho sempre vissuto in simbiosi con la mia famiglia e penso che non possa essere una cosa fattibile allenare in Italia".