Libero Grassi fu chiamato così dalla famiglia in ricordo della morte di Giacomo Matteotti.
Cresciuto in una famiglia antifascista,da adulto dirige la fabbrica tessile della famiglia.
Dopo un po' di tempo la fabbrica di Libero viene presa di mira da Cosa Nostra" e i malavitosi gli chiedono di pagare il pizzo.
Il coraggioso imprenditore rifiuta,ricevendo la solidarietà dei colleghi e dei dipendenti però,nella metà degli anni 80',iniziano i problemi con la criminalità organizzata. Grassi riceve una telefonata di minacce alla sua incolumità personale, se non pagherà una certa somma a due emissari che gli presenteranno per riscuotere: egli rifiuta di pagare. La prima conseguenza del suo rifiuto è il rapimento di Dick, il cane lasciato a guardie degli stabilimenti della sua azienda, che verrà poi restituito in fin di vita.
Dopo poco tempo, due giovani a volto scoperto tentano di rapinare le paghe dei dipendenti della fabbrica: saranno identificati e arrestati grazie ad alcuni dipendenti di Grassi.
Il 10 gennaio 1991 Libero Grassi fa pubblicare al "Giornale di Sicilia" una lettera nella quale motiva razionalmente il suo no all’ennesimo ricatto estorsivo: ”….. Volevo avvertire il nostro ignoto estortore che non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia…..se paghiamo i 50 milioni di lire, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no all'estorsore e diremo no a tutti quelli come lui”.
Libero Grassi verrà assassinato il 29 Dicembre 1991 per aver rifiutato di pagare il pizzo ed essere stato abbandonato dagli altri imprenditori.
Ricordiamo chi nonostante fosse stato abbandonato dai suoi colleghi ha avuto la forza di continuare la sua lotta al racket rifiutando l'omertà.
Cresciuto in una famiglia antifascista,da adulto dirige la fabbrica tessile della famiglia.
Dopo un po' di tempo la fabbrica di Libero viene presa di mira da Cosa Nostra" e i malavitosi gli chiedono di pagare il pizzo.
Il coraggioso imprenditore rifiuta,ricevendo la solidarietà dei colleghi e dei dipendenti però,nella metà degli anni 80',iniziano i problemi con la criminalità organizzata. Grassi riceve una telefonata di minacce alla sua incolumità personale, se non pagherà una certa somma a due emissari che gli presenteranno per riscuotere: egli rifiuta di pagare. La prima conseguenza del suo rifiuto è il rapimento di Dick, il cane lasciato a guardie degli stabilimenti della sua azienda, che verrà poi restituito in fin di vita.
Dopo poco tempo, due giovani a volto scoperto tentano di rapinare le paghe dei dipendenti della fabbrica: saranno identificati e arrestati grazie ad alcuni dipendenti di Grassi.
Il 10 gennaio 1991 Libero Grassi fa pubblicare al "Giornale di Sicilia" una lettera nella quale motiva razionalmente il suo no all’ennesimo ricatto estorsivo: ”….. Volevo avvertire il nostro ignoto estortore che non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia…..se paghiamo i 50 milioni di lire, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no all'estorsore e diremo no a tutti quelli come lui”.
Libero Grassi verrà assassinato il 29 Dicembre 1991 per aver rifiutato di pagare il pizzo ed essere stato abbandonato dagli altri imprenditori.
Ricordiamo chi nonostante fosse stato abbandonato dai suoi colleghi ha avuto la forza di continuare la sua lotta al racket rifiutando l'omertà.