MILANO, 29 novembre 2011
Il presidente dell'Assocalciatori: "Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo. E io non ho mai conosciuto giocatori omosessuali".
Il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi.
"Coming out nel calcio? Da sconsigliare. Il fatto di essere individuato o additato come 'quello che', dimenticando la propria professione, quindi il giornalista, il calciatore o il politico, non penso sia una strada consigliabile". E' il pensiero del presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi, intervenuto alla puntata di KlausCondicio, il programma condotto da Klaus Davi su You Tube, dedicata al tema "calcio, politica e omosessualità".
SPOGLIATOI — "L'omosessualità nel calcio è ancora un tabù nella misura in cui c'è una convivenza tra colleghi diversa da ogni altra professione. Esprimere la propria preferenza sessuale è difficile in tutti gli ambiti professionali, ancor di più per un calciatore che condivide con i suoi colleghi lo spogliatoio, quindi anche la sua intimità con altri. Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo; uno sport dove ci si spoglia, potrebbe diventare una difficoltà in più nella convivenza. In altri ambiti professionali, penso ai giornali o tra gli impiegati di banca, questo non accade. Per cui è più facile esprimere se stessi. Penso, a titolo personale, che si possa vivere anche non manifestando le proprie tendenze oppure vivendole in maniera sobria. Credo che individuare un giornalista, un politico o un personaggio pubblico come 'quello che' non faccia bene al coming out. Per chi ha questo tipo di tendenza e di difficoltà a esprimersi il primo passo sia il coming in, capire cioè dentro di sè quanto e se è il caso di esprimere all'esterno eventuali dubbi ed eventuali certezze che possono però accendere la miccia della comunicazione, con il rischio che poi una cosa intima e personale diventi la marchetta raccontata pubblicamente anche in maniera dequalificante".
PRIVACY — "Un calciatore ***** ha paura di rivelarsi? Escludo che nel calcio non si faccia coming out per paura o timore - continua Tommasi - piuttosto non lo si fa per una questione personale; non credo ci sia bisogno di andare a raccontare le proprie preferenze sessuali per poter lavorare o per vivere civilmente, con assoluta tranquillità. Nel nostro ambiente ogni cosa che esce dal seminato diventa un boomerang anche per chi una situazione la vuole portare a conoscenza. Io personalmente non ho mai conosciuto calciatori *****. Poi magari li ho conosciuti senza sapere che hanno tendenze omosessuali".
Il presidente dell'Assocalciatori: "Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo. E io non ho mai conosciuto giocatori omosessuali".
Il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi.
"Coming out nel calcio? Da sconsigliare. Il fatto di essere individuato o additato come 'quello che', dimenticando la propria professione, quindi il giornalista, il calciatore o il politico, non penso sia una strada consigliabile". E' il pensiero del presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi, intervenuto alla puntata di KlausCondicio, il programma condotto da Klaus Davi su You Tube, dedicata al tema "calcio, politica e omosessualità".
SPOGLIATOI — "L'omosessualità nel calcio è ancora un tabù nella misura in cui c'è una convivenza tra colleghi diversa da ogni altra professione. Esprimere la propria preferenza sessuale è difficile in tutti gli ambiti professionali, ancor di più per un calciatore che condivide con i suoi colleghi lo spogliatoio, quindi anche la sua intimità con altri. Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo; uno sport dove ci si spoglia, potrebbe diventare una difficoltà in più nella convivenza. In altri ambiti professionali, penso ai giornali o tra gli impiegati di banca, questo non accade. Per cui è più facile esprimere se stessi. Penso, a titolo personale, che si possa vivere anche non manifestando le proprie tendenze oppure vivendole in maniera sobria. Credo che individuare un giornalista, un politico o un personaggio pubblico come 'quello che' non faccia bene al coming out. Per chi ha questo tipo di tendenza e di difficoltà a esprimersi il primo passo sia il coming in, capire cioè dentro di sè quanto e se è il caso di esprimere all'esterno eventuali dubbi ed eventuali certezze che possono però accendere la miccia della comunicazione, con il rischio che poi una cosa intima e personale diventi la marchetta raccontata pubblicamente anche in maniera dequalificante".
PRIVACY — "Un calciatore ***** ha paura di rivelarsi? Escludo che nel calcio non si faccia coming out per paura o timore - continua Tommasi - piuttosto non lo si fa per una questione personale; non credo ci sia bisogno di andare a raccontare le proprie preferenze sessuali per poter lavorare o per vivere civilmente, con assoluta tranquillità. Nel nostro ambiente ogni cosa che esce dal seminato diventa un boomerang anche per chi una situazione la vuole portare a conoscenza. Io personalmente non ho mai conosciuto calciatori *****. Poi magari li ho conosciuti senza sapere che hanno tendenze omosessuali".