"Lele Mora sta morendo in carcere"
Il “Falco” di Mora denuncia lo Stato: “Lele sta morendo in carcere”
MONTESILVANO (PESCARA) – Lele Mora e' in carcere in condizioni di salute precarie e Mario Ferri, alias ''il Falco'' – il 23/enne di Montesilvano famoso per le sue invasioni di campo durante le piu' importanti partite di calcio in Italia e all'estero – denuncia lo Stato italiano per portare alla luce le condizioni drammatiche in cui sono costretti a vivere i detenuti. A riferirlo all'ANSA e' lo stesso Ferri, sottolineando che ''Mora sta morendo in prigione anche a causa del problema del sovraffollamento''.
Il manager e talent scout italiano, in carcere dall'estate scorsa per bancarotta fraudolenta, ''e' un essere umano che si', ha sbagliato – dice Ferri -, ma che non merita di essere trattato come una bestia. A 63 anni, Mora, che pesava 105 chili, ne ha persi 50, e' costretto a prendere 30 pasticche al giorno e ancora non viene scarcerato. Parto da Mora, ma la denuncia e' per tutti i 70mila detenuti italiani, perche' lui e' solo uno dei tanti''.
Dopo aver consegnato la denuncia ai Carabinieri della Compagnia di Montesilvano, Ferri annuncia di voler ricorrere anche alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ''per far si' che si apra una discussione sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti''.
Il Falco, che dopo le invasioni ha passato in carcere diversi mesi ed e' attualmente sottposto al regime dell'obbligo di firma, dice infatti di conoscere bene tali condizioni: ''raccontero' quello che ho visto con i miei occhi – spiega Ferri -. I prigionieri vengono trattati come bestie, vivono ammassati, anche in sei, in celle grandi quanto l'area di rigore di un campetto di calcio''.
Mario Ferri ha conosciuto Lele Mora per motivi di lavoro, ma ben presto e' nata un'amicizia. ''Ci siamo incontrati in una discoteca e il nostro rapporto all'inizio era solo lavorativo – racconta -, ma poi siamo diventati amici, scrivendoci delle lettere quando entrambi eravamo in carcere. E' grazie a lui – prosegue Falco – se sono andato come ospite al Chiambretti Night, mi ha sempre indirizzato, sconsigliandomi anche di proseguire con le invasioni di campo''.
Il “Falco” di Mora denuncia lo Stato: “Lele sta morendo in carcere”
MONTESILVANO (PESCARA) – Lele Mora e' in carcere in condizioni di salute precarie e Mario Ferri, alias ''il Falco'' – il 23/enne di Montesilvano famoso per le sue invasioni di campo durante le piu' importanti partite di calcio in Italia e all'estero – denuncia lo Stato italiano per portare alla luce le condizioni drammatiche in cui sono costretti a vivere i detenuti. A riferirlo all'ANSA e' lo stesso Ferri, sottolineando che ''Mora sta morendo in prigione anche a causa del problema del sovraffollamento''.
Il manager e talent scout italiano, in carcere dall'estate scorsa per bancarotta fraudolenta, ''e' un essere umano che si', ha sbagliato – dice Ferri -, ma che non merita di essere trattato come una bestia. A 63 anni, Mora, che pesava 105 chili, ne ha persi 50, e' costretto a prendere 30 pasticche al giorno e ancora non viene scarcerato. Parto da Mora, ma la denuncia e' per tutti i 70mila detenuti italiani, perche' lui e' solo uno dei tanti''.
Dopo aver consegnato la denuncia ai Carabinieri della Compagnia di Montesilvano, Ferri annuncia di voler ricorrere anche alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ''per far si' che si apra una discussione sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti''.
Il Falco, che dopo le invasioni ha passato in carcere diversi mesi ed e' attualmente sottposto al regime dell'obbligo di firma, dice infatti di conoscere bene tali condizioni: ''raccontero' quello che ho visto con i miei occhi – spiega Ferri -. I prigionieri vengono trattati come bestie, vivono ammassati, anche in sei, in celle grandi quanto l'area di rigore di un campetto di calcio''.
Mario Ferri ha conosciuto Lele Mora per motivi di lavoro, ma ben presto e' nata un'amicizia. ''Ci siamo incontrati in una discoteca e il nostro rapporto all'inizio era solo lavorativo – racconta -, ma poi siamo diventati amici, scrivendoci delle lettere quando entrambi eravamo in carcere. E' grazie a lui – prosegue Falco – se sono andato come ospite al Chiambretti Night, mi ha sempre indirizzato, sconsigliandomi anche di proseguire con le invasioni di campo''.