Applausi al super boss della 'ndangheta. Una piccola folla ha invaso il centralissimo corso Garibaldi, a Reggio Calabria, bloccando il traffico, per salutare e 'rendere omaggio' a Giovanni Tegano, 70 anni, mentre veniva trasportato in carcere, dopo l'arresto avvenuto nella tarda serata di ieri alla periferia di Reggio Calabria.
Ad attendere Tegano fuori dalla questura di Reggio Calabria c'erano oltre 100 persone, tra parenti e gente comune, tra cui molti giovani e bambini, che applaudivano il boss finito in manette dopo una latitanza di 17 anni. Prima i timidi applausi di un gruppo di persone radunate davanti alla Questura, poi la frase pronunciata da una donna: «Tegano uomo di pace» a cui il boss ha risposto con un cenno di saluto.
Tegano, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi, era ricercato dal 1993. Per tutta la notte gli uomini della squadra mobile reggina hanno notificato al boss oltre alla condanna definitiva all'ergastolo, anche numerosi provvedimenti restrittivi con una sequela di pesanti accuse tra cui omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, danneggiamenti.
Visibilmente rammaricato il procuratore capo della Repubblica, Giuseppe Pignatone, per la vicenda degli applausi rivolti a Tegano. «Sono venuti - ha detto Pignatone - ad applaudire un latitante condannato all'ergastolo, ma c'è sicuramente una stragrande maggioranza di calabresi che non ha voce per mancanza di strumenti o per paura. Voglio ancora una volta dire che manca un'adeguata attenzione da parte degli organi di informazione locali e nazionali che non sempre raccontano i fatti positivi che pur si verificano in questa realtà. Io spero che si arrivi al momento in cui gli applausi saranno rivolti invece agli uomini e alle forze dello Stato».
«Voglio dire grazie - ha proseguito il procuratore - in particolare alla Squadra mobile di Reggio Calabria. Tegano era l'ultimo latitante storico della seconda guerra di mafia. Era veramente qualcuno e la controprova l'abbiamo avuta stamane notando tutta quella gente davanti alla Questura. Ho ricevuto stamane la telefonata del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che mi ha autorizzato a rendere pubblico il suo messaggio, con cui il Capo dello Stato ha espresso il proprio apprezzamento che magistrati e forze dell'ordine stanno facendo a Reggio Calabria a tutela della legalità democratica».
«Purtroppo il procuratore di Reggio Calabria, al quale va la nostra sentita solidarietà, ha ragione: o Reggio cambia testa, o sarà davvero difficile immaginare un futuro sereno per questa città». Ad affermarlo, in una nota, sono i giovani del movimento antimafia 'Ammazzateci tutti' circa l'applauso con il quale è stato salutato il boss Tegano. «Siamo comunque fiduciosi - prosegue la nota - nei giovani, che capiranno che quando è arrestato un boss mafioso bisogna festeggiare tutti insieme, cittadini, forze dell'ordine, politica e magistratura, per quella piccola fet ta di agibilità democratica riconquistata, anziché stare chiusi in casa per paura od omertà. Così come auspichiamo che tutte le forze migliori della società civile reggina riescano a fare fronte comune non tanto in cerimonie ed eventi, quanto per arginare con la propria presenza e fisicità episodi come quello accaduto stamane di fronte la Questura di Reggio Calabria. Perché se non avremo anche noi il coraggio dell'autocritica non si andrà da nessuna parte».
Sono stati gli uomini del nucleo speciale della Polizia che opera a Reggio Calabria, creato all'indomani della strage di Duisburg, dell'agosto 2007, ad arrestare il latitante Giovanni Tegano. «La struttura investigativa - spiega Silvio Torri, responsabile del pool - è formata da personale della Sezione Catturandi della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dagli uomini del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine. In tutto una ventina di persone che hanno come obiettivo quello di rendere la vita impossibile alle cosche reggine».
Nell'appartamento, in una palazzina, dopo l'irruzione e' stato trovato Giovanni Tegano in compagnia di altre persone che non hanno opposto resistenza. I poliziotti hanno provveduto all'identificazione di tutti i presenti e successivamente li hanno fermati in attesa di vagliare la loro posizione.
Tegano deve scontare una condanna all'ergastolo per omicidio ma e' destinatario anche di una serie di provvedimenti restrittivi per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di armi ed altro. Il boss Giovanni Tegano era ricercato dal 1993. Il 13 luglio del 1995 erano state diramate le ricerche in campo internazionale.
Per i magistrati della direzione distrettuale antimafia reggina, Giovanni Tegano e' ritenuto un boss di ''alto spessore della 'ndrangheta''.
Gli investigatori da diverso tempo gli davano la caccia non esitano a ricordare che il ''nome dei Tegano e' legato alla guerra di mafia che ha mietuto tantissime vittime''.
Le cosche contrapposte nella guerra di mafia durata dall'ottobre '85 all'estate del '91 erano da una parte i De Stefano, Tegano, Libri, Latella, Barreca, Paviglianiti, Zito, dall'altra Imerti, Saraceno, Condello, Fontana, Serraino, Rosmini. Nella guerra di mafia furono uccise oltre ottocento persone.
Ad attendere Tegano fuori dalla questura di Reggio Calabria c'erano oltre 100 persone, tra parenti e gente comune, tra cui molti giovani e bambini, che applaudivano il boss finito in manette dopo una latitanza di 17 anni. Prima i timidi applausi di un gruppo di persone radunate davanti alla Questura, poi la frase pronunciata da una donna: «Tegano uomo di pace» a cui il boss ha risposto con un cenno di saluto.
Tegano, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi, era ricercato dal 1993. Per tutta la notte gli uomini della squadra mobile reggina hanno notificato al boss oltre alla condanna definitiva all'ergastolo, anche numerosi provvedimenti restrittivi con una sequela di pesanti accuse tra cui omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, danneggiamenti.
Visibilmente rammaricato il procuratore capo della Repubblica, Giuseppe Pignatone, per la vicenda degli applausi rivolti a Tegano. «Sono venuti - ha detto Pignatone - ad applaudire un latitante condannato all'ergastolo, ma c'è sicuramente una stragrande maggioranza di calabresi che non ha voce per mancanza di strumenti o per paura. Voglio ancora una volta dire che manca un'adeguata attenzione da parte degli organi di informazione locali e nazionali che non sempre raccontano i fatti positivi che pur si verificano in questa realtà. Io spero che si arrivi al momento in cui gli applausi saranno rivolti invece agli uomini e alle forze dello Stato».
«Voglio dire grazie - ha proseguito il procuratore - in particolare alla Squadra mobile di Reggio Calabria. Tegano era l'ultimo latitante storico della seconda guerra di mafia. Era veramente qualcuno e la controprova l'abbiamo avuta stamane notando tutta quella gente davanti alla Questura. Ho ricevuto stamane la telefonata del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che mi ha autorizzato a rendere pubblico il suo messaggio, con cui il Capo dello Stato ha espresso il proprio apprezzamento che magistrati e forze dell'ordine stanno facendo a Reggio Calabria a tutela della legalità democratica».
«Purtroppo il procuratore di Reggio Calabria, al quale va la nostra sentita solidarietà, ha ragione: o Reggio cambia testa, o sarà davvero difficile immaginare un futuro sereno per questa città». Ad affermarlo, in una nota, sono i giovani del movimento antimafia 'Ammazzateci tutti' circa l'applauso con il quale è stato salutato il boss Tegano. «Siamo comunque fiduciosi - prosegue la nota - nei giovani, che capiranno che quando è arrestato un boss mafioso bisogna festeggiare tutti insieme, cittadini, forze dell'ordine, politica e magistratura, per quella piccola fet ta di agibilità democratica riconquistata, anziché stare chiusi in casa per paura od omertà. Così come auspichiamo che tutte le forze migliori della società civile reggina riescano a fare fronte comune non tanto in cerimonie ed eventi, quanto per arginare con la propria presenza e fisicità episodi come quello accaduto stamane di fronte la Questura di Reggio Calabria. Perché se non avremo anche noi il coraggio dell'autocritica non si andrà da nessuna parte».
Sono stati gli uomini del nucleo speciale della Polizia che opera a Reggio Calabria, creato all'indomani della strage di Duisburg, dell'agosto 2007, ad arrestare il latitante Giovanni Tegano. «La struttura investigativa - spiega Silvio Torri, responsabile del pool - è formata da personale della Sezione Catturandi della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dagli uomini del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine. In tutto una ventina di persone che hanno come obiettivo quello di rendere la vita impossibile alle cosche reggine».
Nell'appartamento, in una palazzina, dopo l'irruzione e' stato trovato Giovanni Tegano in compagnia di altre persone che non hanno opposto resistenza. I poliziotti hanno provveduto all'identificazione di tutti i presenti e successivamente li hanno fermati in attesa di vagliare la loro posizione.
Tegano deve scontare una condanna all'ergastolo per omicidio ma e' destinatario anche di una serie di provvedimenti restrittivi per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di armi ed altro. Il boss Giovanni Tegano era ricercato dal 1993. Il 13 luglio del 1995 erano state diramate le ricerche in campo internazionale.
Per i magistrati della direzione distrettuale antimafia reggina, Giovanni Tegano e' ritenuto un boss di ''alto spessore della 'ndrangheta''.
Gli investigatori da diverso tempo gli davano la caccia non esitano a ricordare che il ''nome dei Tegano e' legato alla guerra di mafia che ha mietuto tantissime vittime''.
Le cosche contrapposte nella guerra di mafia durata dall'ottobre '85 all'estate del '91 erano da una parte i De Stefano, Tegano, Libri, Latella, Barreca, Paviglianiti, Zito, dall'altra Imerti, Saraceno, Condello, Fontana, Serraino, Rosmini. Nella guerra di mafia furono uccise oltre ottocento persone.