Sparatoria a Ravenna: carabinieri indagati
Accusati di omicidio colposo. Proteste per il tunisino ucciso.
Accusati di omicidio colposo. Proteste per il tunisino ucciso.
Sono indagati con l'accusa di omicidio colposo i due carabinieri che nella notte tra sabato 7 e domenica 8 aprile a Ravenna hanno sparato nel corso di un inseguimento in auto al tunisino Hamdi Ben Hassen, uccidendolo.
Il 10 aprile, a Ravenna, un centinaio di tunisini hanno protestato di fronte al tribunale mostrando dei cartelli con scritto «Vogliamo giustizia per Hamdi», mentre la procura ravennate ha aperto un fascicolo sull'omicidio, con parte offesa Martina, la moglie della vittima, una giovane originaria di Rimini e il fratello dei 27enne ucciso, Morouane.
SOTTO ACCUSA ANCHE I TUNISINI PRESENTI SULL'AUTO. Accusati non solo i due appuntati di 35 e 40 anni ma anche gli altri due tunisini che erano in auto con la vittima: Alì Ouertatteni, 34 anni e Samir Sahnoun, 25 anni.
Quest'ultimo, seduto sul sedile posteriore e per sua stessa ammissione ubriaco e drogato di cannabinoidi, è uscito dal carcere il 9 aprile con apposito decreto di liberazione del Pm, mentre per il primo l'udienza di convalida dell'arresto è stata fissata per la mattina dell'11 aprile, in carcere e davanti al Gip Piervittorio Farinella. I due, entrambi con permesso di soggiorno rilasciato per ragioni umanitarie e difesi dagli avvocati Cristina Beghi e Francesco Furnari, sono accusati in concorso di tentato omicidio, resistenza e danneggiamenti.
La posizione più complicata resta quella del 34enne visto che è lui, secondo le testimonianze dei carabinieri, ad avere impugnato la scacciacani che ha provocato la reazione dei militari. Anche se i due tunisini hanno finora tenacemente negato di avere mai portato armi quella notte, secondo i verbali di arresto, le pistole giocattolo sequestrate sono due, entrambe prive del tappo rosso: una nera marca 'Villa' prodotta in Italia, l'altra color argento costruita in Taiwan.
UN CENTINAIO DI CONNAZIONALI DELLA VITTIMA IN PROTESTA. Intanto Ravenna è stata anche teatro della protesta di un centinaio di connazionali della vittima, contro i carabinieri e l'Italia. La manifestazione, che secondo quanto si apprende non sarebbe autorizzata, ha seguito quella di domenica 8 aprile, quando un gruppo di tunisini si era radunato di fronte al pronto soccorso dell'ospedale di Ravenna e analoghe proteste sono state annunciate per sabato 14 aprile.