Uno scricciolo ancora più scricciolo. Un esserino che, adagiato con delicatezza, stava comodamente nel palmo di una mano, come fosse la sua culla. Francesca, quando è nata, il 20 febbraio, all'ospedale di Vicenza con un parto prematuro alla ventitreesima settimana di gravidanza, pesava 380 grammi, anzi, dopo il caso fisiologico dei primi 4-5 giorni, addirittura 300. Era alta la bellezza di 17 centimetri. Più o meno come una penna a biro, di quelle che si mettono nel taschino di una giacca. Come una spilla da attaccare sul vestito. Un cammeo. Una miniatura.
Ieri Francesca è tornata a casa a Bassano coccolatissima fra le braccia di mamma e papà, dopo aver trascorso 5 mesi e mezzo in una calda e sfiziosa incubatrice della patologia neonatale, seguita con amore, oltre che con tutte le cure che la medicina consente per cuccioletti neppure usciti dal guscio, dai medici e dagli infermieri di un reparto modello nel Veneto, di vera eccellenza. Adesso Francesca pesa 2 chili e 100 grammi e gode di ottima salute. Respira come meglio non si potrebbe. Si alimenta normalmente con latte artificiale. I parametri di crescita sono regolari. Le sue reazioni sono in linea con quelli che prevedono i manuali di pediatria. Nessuna complicazione dovuta al fatto di aver voluto venire al mondo così presto ad appena 5 mesi e mezzo di gestazione. Ora dovrà effettuare dei controlli fino a 2 anni. Bisognerà monitorarne attentamente lo sviluppo neuro-motorio.
Il primario di pediatria Massimo Bellettato, uno che sul pianeta dei prematuri ci ha vissuto fin dall'inizio della carriera e che per questa medicina ultraspecialistica avverte un'attrazione fatale, è entusiasta: «Francesca è perfetta. No, nessun danno cerebrale, retinico, polmonare. Nessuna conseguenza per essere nata così precocemente». Ma a patologia neonatale sono contenti tutti. Francesca era diventata la mascotte del reparto. Medici e infermieri andavano a spiarla ogni istante nella sua termoculla perché volevano che ce la facesse.
Un miracolo autentico. Basta solo pensare al tubicino di 2 millimetri di diametro per farla respirare, al catetere che neppure si vede per alimentarla. Ma anche uno dei rari casi al mondo con un peso del genere conclusisi trionfalmente. E un record quasi assoluto in Italia: a 23 settimane un prematuro viene rianimato solo se è vitale, e non accade pressoché mai. Dal 2000 esiste un registro mondiale dei bambini nati sotto i 400 grammi e sopravvissuti. Ebbene: in 12 anni su quel registro che riporta i casi di tutto il mondo sono stati scritti solo 50 nomi. In Italia quello di Francesca è il secondo dopo un neonato di Firenze che, alla nascita pesava 300 grammi ma era spuntato dal grembo della mamma a 27 settimane di gravidanza, 4 in più rispetto alla batuffolina di Bassano. Insomma siamo davvero ai limiti.
E l'impresa è stata possibile grazie all'altissimo tasso di qualità di questa struttura del San Bortolo diretta, sotto la costante supervisione di Bellettato, da un altro specialista di valore, Luca Vecchiato, poche parole e tanto impegno, e in cui si alternano 10 medici e 20 infermieri coordinati dalla caposala Barbara Gasparin. LA SQUADRA. Un vero successo di squadra. Una performance straordinaria che ora dà una carica a uomini e donne di questo reparto blindatissimo che hanno fatto l'impossibile per far vivere questa tenera bimba-mignon e realizzare il sogno dei suoi genitori. Insomma, professionalità e sentimento. Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia – dice una poesia di Alda Merini – legalo con l'intelligenza del cuore. LA SODDISFAZIONE. «È proprio così – dice con un sorriso Bellettato -. Un traguardo del genere si raggiunge con il contributo di tutti e solo se si è a un certo standard. Il nostro, del resto, è un centro-hub, al quale manca per la perfezione tecnica solo la terapia intensiva pediatrica, e su cui gravita per i prematuri gravi tutta la provincia di Vicenza. «Francesca – racconta il primario – è stata subito brava. Abbiamo dovuto ventilarla meccanicamente solo la prima settimana. Poi ha cominciato a respirare da sola, anche se l'abbiamo sostenuta per un mese con una miscela di aria e ossigeno a pressione positiva, e per un mese è stata alimentata per via parenterale». IL CASO. Ora la termoculla di Francesca è occupata da un altro bimbetto neppure sbocciato. Un maschio. È di Vicenza. Pesa 450 grammi ed è nato a 22 settimane e 3 giorni di gestazione. Nel reparto dei pollicini si torna a lottare. Un'altra storia da raccontare.
Il primario di pediatria Massimo Bellettato, uno che sul pianeta dei prematuri ci ha vissuto fin dall'inizio della carriera e che per questa medicina ultraspecialistica avverte un'attrazione fatale, è entusiasta: «Francesca è perfetta. No, nessun danno cerebrale, retinico, polmonare. Nessuna conseguenza per essere nata così precocemente». Ma a patologia neonatale sono contenti tutti. Francesca era diventata la mascotte del reparto. Medici e infermieri andavano a spiarla ogni istante nella sua termoculla perché volevano che ce la facesse.
Un miracolo autentico. Basta solo pensare al tubicino di 2 millimetri di diametro per farla respirare, al catetere che neppure si vede per alimentarla. Ma anche uno dei rari casi al mondo con un peso del genere conclusisi trionfalmente. E un record quasi assoluto in Italia: a 23 settimane un prematuro viene rianimato solo se è vitale, e non accade pressoché mai. Dal 2000 esiste un registro mondiale dei bambini nati sotto i 400 grammi e sopravvissuti. Ebbene: in 12 anni su quel registro che riporta i casi di tutto il mondo sono stati scritti solo 50 nomi. In Italia quello di Francesca è il secondo dopo un neonato di Firenze che, alla nascita pesava 300 grammi ma era spuntato dal grembo della mamma a 27 settimane di gravidanza, 4 in più rispetto alla batuffolina di Bassano. Insomma siamo davvero ai limiti.
E l'impresa è stata possibile grazie all'altissimo tasso di qualità di questa struttura del San Bortolo diretta, sotto la costante supervisione di Bellettato, da un altro specialista di valore, Luca Vecchiato, poche parole e tanto impegno, e in cui si alternano 10 medici e 20 infermieri coordinati dalla caposala Barbara Gasparin. LA SQUADRA. Un vero successo di squadra. Una performance straordinaria che ora dà una carica a uomini e donne di questo reparto blindatissimo che hanno fatto l'impossibile per far vivere questa tenera bimba-mignon e realizzare il sogno dei suoi genitori. Insomma, professionalità e sentimento. Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia – dice una poesia di Alda Merini – legalo con l'intelligenza del cuore. LA SODDISFAZIONE. «È proprio così – dice con un sorriso Bellettato -. Un traguardo del genere si raggiunge con il contributo di tutti e solo se si è a un certo standard. Il nostro, del resto, è un centro-hub, al quale manca per la perfezione tecnica solo la terapia intensiva pediatrica, e su cui gravita per i prematuri gravi tutta la provincia di Vicenza. «Francesca – racconta il primario – è stata subito brava. Abbiamo dovuto ventilarla meccanicamente solo la prima settimana. Poi ha cominciato a respirare da sola, anche se l'abbiamo sostenuta per un mese con una miscela di aria e ossigeno a pressione positiva, e per un mese è stata alimentata per via parenterale». IL CASO. Ora la termoculla di Francesca è occupata da un altro bimbetto neppure sbocciato. Un maschio. È di Vicenza. Pesa 450 grammi ed è nato a 22 settimane e 3 giorni di gestazione. Nel reparto dei pollicini si torna a lottare. Un'altra storia da raccontare.