Roma - La prima a non sopportare più le ripicche e le accuse senza esclusione di colpi delle parti coinvolte sembra essere proprio Lucy Koh, il giudice chiamato a dirimere la controversia brevettuale senza fine tra Apple e Samsung. D'altronde, dopo aver ascoltato i testimoni di Apple si ritrova davanti alla lunga lista di quelli Samsung, per cui ha solo quattro ore e per cui Cupertino ha presentato 75 pagine di obiezioni: così tante da non essere plausibilmente visionate dal giudice, che rischia di non aver tempo neanche per sentire tutti i testimoni.
Per snellire il procedimento che rischia di bloccare il tribunale per mesi, Koh si è accordata per dare alle parti 25 ore totali di processo (escluso apertura e arringa difensiva), la maggior parte delle quali sono già state "spese" per le testimonianze richieste da Apple: a Cupertino rimangono 4 ore, a Samsung 2.
Per questo, davanti alla prospettiva di 75 pagine di sole obiezioni da visionare, il giudice è sbottato chiedendo agli avvocati di Apple se si facessero di crack e anticipando che presumibilmente non ci sarà neanche il tempo per tutti i testimoni.
Gli avvocati di Cupertino hanno giurato di non drogarsi e riferiscono di aver fatto le prove e che il tempo dovrebbe bastare per tutte le loro obiezioni, tuttavia Koh ha minacciato il ricorso a multe amministrative in caso di sforamento.
Peraltro il giudice deve ancora una volta rilevare come tutti i suoi appelli alla pace siano rimasti inascoltati, e, oltre ai testimoni, se la deve vedere con le continue mozioni e accuse reciproche frutto delle strategie legali senza esclusioni di colpi delle parti: da ultimo a Samsung è stata rifiutata una richiesta legata all'accusa di distruzione di prove da parte di Apple ed uno dei suoi avvocati si è visto negare la possibilità di partecipare al processo in quanto non abilitato nello Stato in cui si celebra.
La questione più rilevante appare tuttavia quella dei danni: Samsung ha schierato un esperto che ha testimoniato come i profitti generati dalla coreana per i prodotti al centro della causa non abbiano superato i 518,7 milioni di dollari, motivo per il quale i 2,5 miliardi chiesti da Apple sarebbero insensati.
Inoltre, ha avanzato la sua richiesta per quanto riguarda la violazione dei brevetti che lei contesta ad Apple: si tratta royalty comprese tra il 2 e il 2,75 per cento, per un totale tra i 290 e i 399 milioni di dollari.
A tale proposito, la tesi difensiva di Apple verte sul fatto che si tratti di funzioni legate ai processori Intel da essa regolarmente ottenuti.
Per snellire il procedimento che rischia di bloccare il tribunale per mesi, Koh si è accordata per dare alle parti 25 ore totali di processo (escluso apertura e arringa difensiva), la maggior parte delle quali sono già state "spese" per le testimonianze richieste da Apple: a Cupertino rimangono 4 ore, a Samsung 2.
Per questo, davanti alla prospettiva di 75 pagine di sole obiezioni da visionare, il giudice è sbottato chiedendo agli avvocati di Apple se si facessero di crack e anticipando che presumibilmente non ci sarà neanche il tempo per tutti i testimoni.
Gli avvocati di Cupertino hanno giurato di non drogarsi e riferiscono di aver fatto le prove e che il tempo dovrebbe bastare per tutte le loro obiezioni, tuttavia Koh ha minacciato il ricorso a multe amministrative in caso di sforamento.
Peraltro il giudice deve ancora una volta rilevare come tutti i suoi appelli alla pace siano rimasti inascoltati, e, oltre ai testimoni, se la deve vedere con le continue mozioni e accuse reciproche frutto delle strategie legali senza esclusioni di colpi delle parti: da ultimo a Samsung è stata rifiutata una richiesta legata all'accusa di distruzione di prove da parte di Apple ed uno dei suoi avvocati si è visto negare la possibilità di partecipare al processo in quanto non abilitato nello Stato in cui si celebra.
La questione più rilevante appare tuttavia quella dei danni: Samsung ha schierato un esperto che ha testimoniato come i profitti generati dalla coreana per i prodotti al centro della causa non abbiano superato i 518,7 milioni di dollari, motivo per il quale i 2,5 miliardi chiesti da Apple sarebbero insensati.
Inoltre, ha avanzato la sua richiesta per quanto riguarda la violazione dei brevetti che lei contesta ad Apple: si tratta royalty comprese tra il 2 e il 2,75 per cento, per un totale tra i 290 e i 399 milioni di dollari.
A tale proposito, la tesi difensiva di Apple verte sul fatto che si tratti di funzioni legate ai processori Intel da essa regolarmente ottenuti.