Un terzo del cibo prodotto nel mondo per il consumo umano è perduto o sprecato. Una quantità che ammonta a circa 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. È la stima della Fao, contenuta nel Libro Nero dello spreco 2011 di Last Minute Market (Edizioni Ambiente). Solo in Italia, nel 2010, si sono bruciati oltre 11 mld di euro in prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili.
Si stima che la quantità pro capite di cibo sprecato da parte dei consumatori in Europa e Nord-America sia di 95-115 kg/ anno, mentre in Africa sub-sahariana e nel Sud / Sud-Est asiatico sia di soli 6-11 kg/ anno. Nei Paesi in via di sviluppo oltre il 40% dello spreco alimentare si verifica a livello di post-raccolta e lavorazione, mentre nei paesi industrializzati, oltre il 40% dello spreco si verifica a livello della grande distribuzione e a livello domestico.
Secondo il report della Commissione Europea, lo spreco alimentare in Europa corrisponderebbe a circa 90 milioni di tonnellate, pari a circa 179 kg di cibo gettato pro capite. Le proporzioni di sprechi alimentari, in relazione alla quantità di cibo prodotto, variano da Paese a Paese: vanno dall'1% in Germania al 21% in Estonia, al 5% complessivo per l'Ue. In sostanza, lungo tutta la filiera agroalimentare sono presenti sprechi, dalla produzione alla trasformazione, alla distribuzione, fino al consumo.
Per quanto riguarda l'Italia, circa il 3,2% della produzione agricola è rimasta in campo, equivalente a 15,1 mln di tonnellate di prodotto agricolo. Le ragioni sono principalmente due, la non convenienza da parte dell'agricoltore nel raccogliere il prodotto in quanto i prezzi di mercato non remunerano il lavoro, o difetti commerciali del bene (pezzature troppo grosso o troppo piccole, o danneggiamenti da eventi atmosferici).
I dati riportati offrono una misura quantitativa dello spreco lungo la filiera agroalimentare italiana. Un'entità così abbondante, sia in termini assoluti che relativi alla produzione totale e al consumo effettivo, ha ovviamente un impatto economico altrettanto rilevante. Il calcolo di tale impatto in ciascuna comparto mette in evidenza come in Italia nel 2010 si siano letteralmente "bruciati" oltre 11 mld di euro di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili.
Si stima che la quantità pro capite di cibo sprecato da parte dei consumatori in Europa e Nord-America sia di 95-115 kg/ anno, mentre in Africa sub-sahariana e nel Sud / Sud-Est asiatico sia di soli 6-11 kg/ anno. Nei Paesi in via di sviluppo oltre il 40% dello spreco alimentare si verifica a livello di post-raccolta e lavorazione, mentre nei paesi industrializzati, oltre il 40% dello spreco si verifica a livello della grande distribuzione e a livello domestico.
Secondo il report della Commissione Europea, lo spreco alimentare in Europa corrisponderebbe a circa 90 milioni di tonnellate, pari a circa 179 kg di cibo gettato pro capite. Le proporzioni di sprechi alimentari, in relazione alla quantità di cibo prodotto, variano da Paese a Paese: vanno dall'1% in Germania al 21% in Estonia, al 5% complessivo per l'Ue. In sostanza, lungo tutta la filiera agroalimentare sono presenti sprechi, dalla produzione alla trasformazione, alla distribuzione, fino al consumo.
Per quanto riguarda l'Italia, circa il 3,2% della produzione agricola è rimasta in campo, equivalente a 15,1 mln di tonnellate di prodotto agricolo. Le ragioni sono principalmente due, la non convenienza da parte dell'agricoltore nel raccogliere il prodotto in quanto i prezzi di mercato non remunerano il lavoro, o difetti commerciali del bene (pezzature troppo grosso o troppo piccole, o danneggiamenti da eventi atmosferici).
I dati riportati offrono una misura quantitativa dello spreco lungo la filiera agroalimentare italiana. Un'entità così abbondante, sia in termini assoluti che relativi alla produzione totale e al consumo effettivo, ha ovviamente un impatto economico altrettanto rilevante. Il calcolo di tale impatto in ciascuna comparto mette in evidenza come in Italia nel 2010 si siano letteralmente "bruciati" oltre 11 mld di euro di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili.