Il tecnico campione d'Europa ha annunciato il proprio futuro nel corso di una commovente conferenza stampa a Monaco di Baviera: "Ho sentito tutto il peso dei miei 68 anni nonostante la stagione fantastica, ho promesso a mia moglie che il prossimo anno non avrei allenato"
Se ci fosse stato un aereo in grado di portarlo da Zurigo a Monaco di Baviera in tempo, anche Bastian Schweinsteiger sarebbe stato tra i presenti alla conferenza stampa d’addio al Bayern di Jupp Heynckes. Il centrocampista tedesco, però, si è dovuto accontentare di seguire l’evento via Twitter dalla clinica svizzera nella quale è stato operato soltanto 24 ore fa. Basta questo per capire cosa significhi Heynckes per i freschi campioni d’Europa. E proprio a lui è stata dedicata questa mattinata a Monaco.
Il tecnico uscente ha salutato tutti e tutto l’ambiente bavarese lo ha ringraziato per lo straordinario lavoro svolto, specie nell’ultima stagione in cui i suoi sono stati in grado di vincere Supercoppa Europea, Bundesliga, Champions League e Coppa di Germania. “Danke Jupp”, si leggeva nel cartellone alle spalle dello stesso Heynckes, ma anche di Karl-Heinz Rummenigge e Uli Hoeness, lo stato maggiore del club. Un evento speciale, con i toni ufficiali consoni a una grande squadra ma anche il calore della famiglia.
Come il Bayern Monaco di Heynckes. L’uomo del momento, l’allenatore che da sei mesi sapeva che sarebbe stato rimpiazzato da Pep Guardiola. Ma cosa farà Jupp, ora? La domanda era questa. E, dopo una buona mezz’ora d’attesa in cui è stata ripercorsa tutta la carriera calcistica del tecnico, è arrivato l’annuncio: “La scorsa estate ho promesso a mia moglie che avrei finito il mio contratto con il Bayern Monaco e poi non sarei andato oltre. Dal primo luglio non firmerò con nessun’altra squadra. Ho 68 anni e ho bisogno di riposarmi, c’è da considerare anche la vita personale oltre quella calcistica”. Niente Real Madrid, dunque. Con Carlo Ancelotti che resta l’unico candidato per la panchina “merengue”.
Altra storia, secondaria in una giornata come questa. Una giornata da dedicare al buon vecchio Jupp, che ripercorre così l’ultima sfrenata stagione: “Sono stati due anni intensi. Soltanto un mestiere è più complicato di quello di allenatore del Bayern, quello di Cancelliere. Il 2012, con tre titoli mancati, ci ha insegnato molto. A correggere i nostri errori e rimediare. Così abbiamo costruito questo 2013 fantastico. La differenza è stata lo spirito diverso che ha unito la mia squadra”.
Poi, certo, c’è stata la qualità di gioco: “Non abbiamo soltanto fatto un ‘treble’. Abbiamo anche giocato un calcio eccezionale. Non avevo mai visto un’armonia del genere nello spogliatoio e in campo. Penso soprattutto al doppio confronto con Juventus e Barcellona. Siamo stati autoritari, con tanta classe. Festeggiare a fine stagione è stato fantastico”.
Adesso, dunque, si volta pagina: “E’ da tanto che non vado in vacanza, non ce la faccio a gettarmi subito nella mischia anche se mi sono arrivate diverse offerte. Alla mia età ho bisogno di più riposo e in questa stagione ho sentito tutto il peso dei 68 anni. Forse non si vede all’esterno, ma ero al limite. È tutto molto più complesso rispetto a 10, 15 anni fa. Si deve vivere di solo calcio. E io adesso ho bisogno di rigenerarmi, di riflettere”. Non è un ritiro, è soltanto un riposo. Per la pensione, forse, c’è ancora tempo.
Se ci fosse stato un aereo in grado di portarlo da Zurigo a Monaco di Baviera in tempo, anche Bastian Schweinsteiger sarebbe stato tra i presenti alla conferenza stampa d’addio al Bayern di Jupp Heynckes. Il centrocampista tedesco, però, si è dovuto accontentare di seguire l’evento via Twitter dalla clinica svizzera nella quale è stato operato soltanto 24 ore fa. Basta questo per capire cosa significhi Heynckes per i freschi campioni d’Europa. E proprio a lui è stata dedicata questa mattinata a Monaco.
Il tecnico uscente ha salutato tutti e tutto l’ambiente bavarese lo ha ringraziato per lo straordinario lavoro svolto, specie nell’ultima stagione in cui i suoi sono stati in grado di vincere Supercoppa Europea, Bundesliga, Champions League e Coppa di Germania. “Danke Jupp”, si leggeva nel cartellone alle spalle dello stesso Heynckes, ma anche di Karl-Heinz Rummenigge e Uli Hoeness, lo stato maggiore del club. Un evento speciale, con i toni ufficiali consoni a una grande squadra ma anche il calore della famiglia.
Come il Bayern Monaco di Heynckes. L’uomo del momento, l’allenatore che da sei mesi sapeva che sarebbe stato rimpiazzato da Pep Guardiola. Ma cosa farà Jupp, ora? La domanda era questa. E, dopo una buona mezz’ora d’attesa in cui è stata ripercorsa tutta la carriera calcistica del tecnico, è arrivato l’annuncio: “La scorsa estate ho promesso a mia moglie che avrei finito il mio contratto con il Bayern Monaco e poi non sarei andato oltre. Dal primo luglio non firmerò con nessun’altra squadra. Ho 68 anni e ho bisogno di riposarmi, c’è da considerare anche la vita personale oltre quella calcistica”. Niente Real Madrid, dunque. Con Carlo Ancelotti che resta l’unico candidato per la panchina “merengue”.
Altra storia, secondaria in una giornata come questa. Una giornata da dedicare al buon vecchio Jupp, che ripercorre così l’ultima sfrenata stagione: “Sono stati due anni intensi. Soltanto un mestiere è più complicato di quello di allenatore del Bayern, quello di Cancelliere. Il 2012, con tre titoli mancati, ci ha insegnato molto. A correggere i nostri errori e rimediare. Così abbiamo costruito questo 2013 fantastico. La differenza è stata lo spirito diverso che ha unito la mia squadra”.
Poi, certo, c’è stata la qualità di gioco: “Non abbiamo soltanto fatto un ‘treble’. Abbiamo anche giocato un calcio eccezionale. Non avevo mai visto un’armonia del genere nello spogliatoio e in campo. Penso soprattutto al doppio confronto con Juventus e Barcellona. Siamo stati autoritari, con tanta classe. Festeggiare a fine stagione è stato fantastico”.
Adesso, dunque, si volta pagina: “E’ da tanto che non vado in vacanza, non ce la faccio a gettarmi subito nella mischia anche se mi sono arrivate diverse offerte. Alla mia età ho bisogno di più riposo e in questa stagione ho sentito tutto il peso dei 68 anni. Forse non si vede all’esterno, ma ero al limite. È tutto molto più complesso rispetto a 10, 15 anni fa. Si deve vivere di solo calcio. E io adesso ho bisogno di rigenerarmi, di riflettere”. Non è un ritiro, è soltanto un riposo. Per la pensione, forse, c’è ancora tempo.
