La filosofia è in pericolo: licei e Università avrebbero già avviato un percorso in grado di eliminare lo studio del pensiero dai programmi scolastici.
Un nuovo affondo alla cultura si prepara a vedersi compiuto. Dopo lo scandalo dell'eliminazione di storia dell'Arte nei licei italiani, a colpa della riforma Gelmini, ecco che un'altra materia potrebbe presto seguirne le sorti. Si tratta della filosofia, la materia che studia il pensiero e la sapienza. Non si tratta di un falso allarme, purtroppo. Scuola e università sembrano infatti avviate verso un processo di espulsione della materia, grazie alla sperimentazione di un ciclo abbreviato di 4 anni che, di fatto, potrebbe portare alla perdita di un anno di insegnamento nei licei, il tutto mentre in alcuni corsi di laurea è già stata depennata dalle tabelle disciplinari. Si parla, nello specifico, di Scienze dell'Educazione e Pedagogia. Di fatto, si tratterebbe dell'ennesimo attacco all'umanesimo che ormai da mesi vari intellettuali denunciano.
Ovviamente la decisione ha provocato malumori, sia tra studenti che tra "professionisti" del pensiero. Il Corriere della Sera ne ha ascoltati alcuni e tutti si dicono contrari all'eliminazione della materia, che considerano, a ragion veduta, uno strumento indispensabile per la formazione dell'individuo.Giovanni Reale, per esempio, ha ricordato come "in Francia e in Spagna", paesi in cui la filosofia è stata quasi totalemente eliminata dai programmi scolastici, "si sono pentiti". Per Giulio Gorelli, invece, si tratta di una sorta di complotto: "La riflessione su se stessi e la meditazione sul nostro posto nel modo, quella che si chiama la “libertà filosofica” fa paura agli esponenti della cappa burocratica che mira a normalizzare il pensiero e vuole farci diventare tutti dei mestieranti mediocri", ha chiosato. Mentre per Gianni Vattimol'abolizione dello studio del pensiero altro non sarebbe che "un passo verso la disumanizzazione". "In generale", ha aggiunto l'uomo, "i Paesi in cui non si insegna la filosofia sono i peggiori. Toglierla dai corsi di laurea in cui si dovrebbe 'insegnare come si insegna' è un pessimo segnale." (Articolotre)
Un nuovo affondo alla cultura si prepara a vedersi compiuto. Dopo lo scandalo dell'eliminazione di storia dell'Arte nei licei italiani, a colpa della riforma Gelmini, ecco che un'altra materia potrebbe presto seguirne le sorti. Si tratta della filosofia, la materia che studia il pensiero e la sapienza. Non si tratta di un falso allarme, purtroppo. Scuola e università sembrano infatti avviate verso un processo di espulsione della materia, grazie alla sperimentazione di un ciclo abbreviato di 4 anni che, di fatto, potrebbe portare alla perdita di un anno di insegnamento nei licei, il tutto mentre in alcuni corsi di laurea è già stata depennata dalle tabelle disciplinari. Si parla, nello specifico, di Scienze dell'Educazione e Pedagogia. Di fatto, si tratterebbe dell'ennesimo attacco all'umanesimo che ormai da mesi vari intellettuali denunciano.
Ovviamente la decisione ha provocato malumori, sia tra studenti che tra "professionisti" del pensiero. Il Corriere della Sera ne ha ascoltati alcuni e tutti si dicono contrari all'eliminazione della materia, che considerano, a ragion veduta, uno strumento indispensabile per la formazione dell'individuo.Giovanni Reale, per esempio, ha ricordato come "in Francia e in Spagna", paesi in cui la filosofia è stata quasi totalemente eliminata dai programmi scolastici, "si sono pentiti". Per Giulio Gorelli, invece, si tratta di una sorta di complotto: "La riflessione su se stessi e la meditazione sul nostro posto nel modo, quella che si chiama la “libertà filosofica” fa paura agli esponenti della cappa burocratica che mira a normalizzare il pensiero e vuole farci diventare tutti dei mestieranti mediocri", ha chiosato. Mentre per Gianni Vattimol'abolizione dello studio del pensiero altro non sarebbe che "un passo verso la disumanizzazione". "In generale", ha aggiunto l'uomo, "i Paesi in cui non si insegna la filosofia sono i peggiori. Toglierla dai corsi di laurea in cui si dovrebbe 'insegnare come si insegna' è un pessimo segnale." (Articolotre)