“Fireeee”, lo avevano annunciato. Lo hanno fatto. L'attacco al web israeliano è partito ancor prima della mezzanotte del 7 aprile 2014. “Non abbiamo saputo aspettare”, ha sottolineato uno degli Anonymous internazionali. Come una profezia biblica #OpIsrael vuole rendere senza terra (mediatica) il popolo ebraico. Quest'anno, però, gli Anonymous pro Palestine, hanno trovato il web sionista pronto e altri hacker disposti a combattere nella trincea opposta. Nonostante questo l'azione di Anonymous, OpIsrael è stata nuovamente devastante, anche se ha riscosso minore successo. Anzi, il sito opisrael.com sembrerebbe addirittura defacciato.
“Hacked, hacked, hacked”, è ciò che si è letto continuamente su twitter seguendo l’hashtag #OpIsrael. “Hacked by AnonG0st Team, hacked by CriTix”, sono solo due dei centinaia di Anonymous pro Palestina che hano preso parte all’operazione. Una colossale guerra mediatica che ha adunato forze da tutto il mondo: la Legione si è schierata quasi interamente per gridare FreePalestine.
“OpIsrael non finirà mai. Fino a quando Israele non scomparirà. Ma siccome questo non succederà mai, mai mi fermerò. Israele non cambierà mai la sua politica! Se ci si fa caso, loro parlano di pace, ma commettono insediamenti illegali e occupano terre” Quindi finché avrai vita attaccherai il web israeliano? Domando: “Sì, o fin quando non sarò catturato!”.
Un massive cyber attack che è andato a sfidare il 'successo' dell'anno scorso, in cui l'azione riuscì ad oscurare più di 100mila siti e far danni per più di 3 miliardi di dollari. Quest'anno, però, non sembra aver riscosso quella distruttività aspettata, tanto che i siti hackerati sono stati poco più di 2000. Gruppi di hacktivisti da tutto il mondo hanno aderito alla rivolta mediatica, per la Palestina libera.“Popolo palestinese, non sei solo, noi siamo con te, siamo una Legione, siamo Anonymous”, si legge. In prima linea anche il gruppo italiano di Anonymous, ma anche loro hanno dato minore attenzione agli attacchi rispetto l'anno scorso.
Ma cosa è successo? Hacker contro hacker. Israele quest'anno si è difeso: “Hanno 'spento' molti dei siti ufficiali e si sono spostati su server cloud - sottolinea uno dei ragazzi dal volto di Guy Fawkes che ha preso parte all'attacco -. Inoltre anche loro hanno attaccato: Israeli Elite Force, il gruppo hacker isaeliano è riuscito a impadronirsi di molti degli account Twitter di Anonymous pro Palestina”. Defacciato anche il sito ufficiale opisrael.com: "Hanno fallito nuovamente", recita l'immagine beffarda di Guy Fawkes, che, con in mano un cartello che riporta la scritta, compare sulla prima pagina.
IsraHell, così i blackhats hanno soprannominato la terra ebrea, hell che significa inferno in inglese. È, a quanto affermano, l'inferno per il popolo palestinese, da anni profugo a causa delle continue invasioni sioniste, da anni ucciso a causa delle armi israeliane. La Legione dei senza volto, che si oscura dietro la maschera di Guy Fawkes, vuole espropriare Israele dello spazio virtuale, unica vendetta senza vittime, né sangue. La stanza di IRC #OpIsrael ha cominciato ad essere attiva, incandescente, intorno alle 23.30. Nel canale continui target segnalati. “È online, è online”, esclama uno degli anonimi riferito a uno dei siti che stanno attaccando. “Volete che lo metto nuovamente offline?", incalzano sulla chat.
Targets. “Abbiamo trovato comunque tanta roba”, incalza uno dei senza volto dei gruppi internazionali: 6766 Israel emails, centinaia di miagliaia di dati messi online, colpito anche il sito del Presidente israleliano Simon Peres, leaks segreti o privati della Mossad (la polizia segreta Israleliana). I più attaccati ovviamente sono stati i siti governativi, ma alla fine il target promesso: le banche e americanexpress. "Abbiamo violato 43.000 tra routers e modem".
Gli avvertimenti dell'attacco, fatti dagli hacker nei mesi precedenti e che si sono infittiti nei giorni subito prima, hanno fatto dichiarare agli israeliani di sentirsi minacciati da cyberterrorismo da parte di Anonymous.
“Hacked, hacked, hacked”, è ciò che si è letto continuamente su twitter seguendo l’hashtag #OpIsrael. “Hacked by AnonG0st Team, hacked by CriTix”, sono solo due dei centinaia di Anonymous pro Palestina che hano preso parte all’operazione. Una colossale guerra mediatica che ha adunato forze da tutto il mondo: la Legione si è schierata quasi interamente per gridare FreePalestine.
“OpIsrael non finirà mai. Fino a quando Israele non scomparirà. Ma siccome questo non succederà mai, mai mi fermerò. Israele non cambierà mai la sua politica! Se ci si fa caso, loro parlano di pace, ma commettono insediamenti illegali e occupano terre” Quindi finché avrai vita attaccherai il web israeliano? Domando: “Sì, o fin quando non sarò catturato!”.
Un massive cyber attack che è andato a sfidare il 'successo' dell'anno scorso, in cui l'azione riuscì ad oscurare più di 100mila siti e far danni per più di 3 miliardi di dollari. Quest'anno, però, non sembra aver riscosso quella distruttività aspettata, tanto che i siti hackerati sono stati poco più di 2000. Gruppi di hacktivisti da tutto il mondo hanno aderito alla rivolta mediatica, per la Palestina libera.“Popolo palestinese, non sei solo, noi siamo con te, siamo una Legione, siamo Anonymous”, si legge. In prima linea anche il gruppo italiano di Anonymous, ma anche loro hanno dato minore attenzione agli attacchi rispetto l'anno scorso.
Ma cosa è successo? Hacker contro hacker. Israele quest'anno si è difeso: “Hanno 'spento' molti dei siti ufficiali e si sono spostati su server cloud - sottolinea uno dei ragazzi dal volto di Guy Fawkes che ha preso parte all'attacco -. Inoltre anche loro hanno attaccato: Israeli Elite Force, il gruppo hacker isaeliano è riuscito a impadronirsi di molti degli account Twitter di Anonymous pro Palestina”. Defacciato anche il sito ufficiale opisrael.com: "Hanno fallito nuovamente", recita l'immagine beffarda di Guy Fawkes, che, con in mano un cartello che riporta la scritta, compare sulla prima pagina.
IsraHell, così i blackhats hanno soprannominato la terra ebrea, hell che significa inferno in inglese. È, a quanto affermano, l'inferno per il popolo palestinese, da anni profugo a causa delle continue invasioni sioniste, da anni ucciso a causa delle armi israeliane. La Legione dei senza volto, che si oscura dietro la maschera di Guy Fawkes, vuole espropriare Israele dello spazio virtuale, unica vendetta senza vittime, né sangue. La stanza di IRC #OpIsrael ha cominciato ad essere attiva, incandescente, intorno alle 23.30. Nel canale continui target segnalati. “È online, è online”, esclama uno degli anonimi riferito a uno dei siti che stanno attaccando. “Volete che lo metto nuovamente offline?", incalzano sulla chat.
Targets. “Abbiamo trovato comunque tanta roba”, incalza uno dei senza volto dei gruppi internazionali: 6766 Israel emails, centinaia di miagliaia di dati messi online, colpito anche il sito del Presidente israleliano Simon Peres, leaks segreti o privati della Mossad (la polizia segreta Israleliana). I più attaccati ovviamente sono stati i siti governativi, ma alla fine il target promesso: le banche e americanexpress. "Abbiamo violato 43.000 tra routers e modem".
Gli avvertimenti dell'attacco, fatti dagli hacker nei mesi precedenti e che si sono infittiti nei giorni subito prima, hanno fatto dichiarare agli israeliani di sentirsi minacciati da cyberterrorismo da parte di Anonymous.