Chiuse le scuole, ricevute le pagelle, comincia il tormentone dei compiti per le vacanze. Nelle valigie pronte a essere chiuse nei portabagagli, nelle borse riempite di asciugamani e contenitori con l’insalata di riso, nello zaino della gita degli scout o della parrocchia c’è sempre un comparto da cui fanno capolino libri e quaderni. C’è chi deve scrivere il diario (quotidiano? settimanale?) della propria estate. C’è chi deve leggere almeno dieci libri, scelti da una lunga lista attentamente compilata dal prof. di turno. C’è chi, allievo di docenti con minor fantasia, deve svolgere tutti i compiti previsti dal libro per le vacanze.
E c’è chi, puntuale come un orologio, polemizza su tale necessità, non ultima l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Maria Chiara Carozza, che lo scorso anno, invitava i professori a dare meno compiti per le vacanze agli studenti, e fornire loro invece indicazioni per letture, visite alle città d’arte o concerti di musica classica, attività culturali importantissime ma non sempre congeniali a giovanissimi e pre-adolescenti.
E allora come si fa a unire formazione e divertimento, a far coesistere le giornate estive e lo studio (anzi, meglio, la crescita)? Come si fa a costruire la “lista di compiti” perfetta, quella che riesce a mettere assieme, sullo stesso livello, le esigenze dei professori, la soddisfazione dei ragazzi e la serenità dei genitori? Semplicemente trasformando in attività formativa e di crescita tutte quelle cose che bambini e pre-adolescenti fanno quasi ogni giorno. E farlo con una nota di poesia e un linguaggio che riporti alle letture di Gianni Rodari o di Daniel Pennac, che costruisca una storia – quella dell’estate 2014 - che ciascuno potrà ricordare e, un giorno, raccontare a suo modo.
Ed ecco così nascere la lista perfetta – suggerita da una maestra romana - che non dimentica nessuna disciplina scolastica. C’è l’educazione fisica delle capriole e delle corse su prati e spiagge; la matematica della conta delle cose belle che sono state fatte; l’italiano della lettura creativa (inventa tu il finale della storia che stai leggendo) o della lettera alla nonna; il disegno dei posti visti o immaginati, e delle persone più simpatiche; la scienza dell’osservazione delle stelle cadenti; la filosofia del giocare con la fantasia; la linguistica che porta a inventare parole nuove; la storia che si proietta nel futuro con un quaderno delle magie dove raccogliere cartoline, biglietti del museo o del cinema, del treno, dell’aereo, dell’autobus. E nelle “pause dallo studio” si può assaggiare un gelato, fare una torta con la mamma, andare a pesca con il papà, farsi portare in libreria a scegliere il libro più colorato.
Perché quando si è bambini tutto va fatto all’insegna dell’allegria, altrimenti il romanzo da leggere viene subito dimenticato, il compito di matematica viene risolto solo la sera prima di tornare a scuola, il diario è un elenco senza cuore di eventi costruiti per far piacere all’insegnante più che a se stessi. Se invece tutto è fatto con il sorriso, vissuto come un gioco, aiuta a crescere e a riflettere e, allora, ben venga anche un altro dei compiti assegnati: annoiarsi, ma solo di tanto in tanto. (IlMattino.it)
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