Si può diventare insegnanti senza averne il titolo? Ufficialmente no, ma nel Mezzogiorno italiano qualcosa di insolito accade e per capire di cosa si tratta il Ministero dell’Istruzione ha deciso di spedire il 20 ottobre i suoi ispettori.
La vicenda ha inizio due anni fa e riguarda i docenti tecnico-pratici: insegnanti della scuola superiore che hanno il compito di istruire gli studenti sugli aspetti pratici di una materia. Forniscono, insomma, le nozioni concrete di una professione che richiede una competenza estremamente specifica. Eppure di questi insegnanti si parla poco, certamente meno che dei colleghi titolari di cattedra o assegnatari di supplenza. Come vengono assunti? Che contratti firmano? La prassi è sempre la stessa: prima la valutazione dei titoli e poi la graduatoria. Non serve la laurea: il titolo di studio richiesto dal Ministero è il diploma, ma a Bari sembra che le cose funzionino diversamente.
Il “caso Bari” scoppia a dicembre 2012, quando l’Istituto “Ettore Majorana”, scuola superiore a indirizzo tecnico-professionale, pubblica le graduatorie per l’assunzione a tempo determinato per il triennio 2011-2014 di insegnanti tecnico-pratici. Gli “esclusi”, però, vogliono vederci chiaro e così chiedono di accedere agli atti. Dalla scuola arriva un “no” secco. I due aspiranti insegnanti non mollano. Anzi. Dopo quattro mesi e altri sei tentativi di chiarimenti qualcosa cambia: il 19 aprile 2013 il dirigente scolastico e un gruppo di insegnanti scrivono al Ministero dell’Istruzione, in una istanza congiunta, chiedendo la regolarizzazione dei titoli. In sostanza i titoli non sono regolari. A chi spettava il compito di controllare il possesso di quei titoli prima dell’assegnazione? Proprio al dirigente scolastico che, quindi, invece di annullare l’assegnazione, decide di inviare una richiesta al Ministero insieme ai “controllati non regolari” per ottenere una “sanatoria”. (Il Fatto Quotidiano)
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