Delegazione di 500 primi cittadini al ministero. La task force rassicura: «Pagamenti consentiti anche nel 2015». Moscatt (Pd): «Ci sono segnali positivi»
La marcia su Roma dei sindaci - 500 da tutta Italia - per protestare contro le inerzie del governo nell’assegnazione dei fondi per migliorare lo stato dell’edilizia scolastica ha prodotto l’effetto di rasserenare gli animi. Chiamati a raccolta dal sindaco di Alpignano Del Tronto, e accomunati dall’esigenza di tappare un buco nel bilancio di cui si dichiarano «assolutamente incolpevoli», i primi cittadini di quasi 500 comuni si sono dati appuntamento giovedì mattina davanti a Palazzo Chigi per battere cassa.
La protesta dei sindaci
Hanno fatto i lavori di ammodernamento alle scuole, come previsto dal decreto del Fare, varato dal governo Letta, ma non sono riusciti a riscuotere i fondi promessi per l’edilizia scolastica: le imprese di costruzioni mandano il conto, e nelle casse dei Comuni non ci sono i soldi per pagare. Il piano da più di un miliardo di euro promesso dal premier Matteo Renzi e ufficialmente partito a marzo, sembra procedere a fatica. Intanto lo stato dell’arte, appena fotografato dalle associazioni più attente, Legambiente e Cittadinanzattiva, rimane allarmante: manutenzione carente o assente per quattro edifici su dieci, 41mila scuole bisognose di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. E poi la questione dei fondi: il sindaco di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, Eduardo Spinella, dice: «Ho fatto un lavoro di risanamento e messa a norma rispetto al rischio antisismico di una scuola media. Importo 1 milione e 700 mila euro. Ma in cassa non è arrivato neanche un euro». Il collega Nuccio Sapia, primo cittadino di Casteltermini, in provincia di Agrigento, racconta: «Ho pregato l’impresa di eseguire i lavori di messa in sicurezza di una scuola elementare durante l’estate (circa 550mila euro di lavori), in modo da non interferire con l’attività scolastica. Ho finito nei primi di settembre ma ancora non abbiamo i soldi per pagare l’impresa, che minaccia azione legale con gli interessi, perché - racconta - rischia il fallimento visto che non può pagare i propri fornitori». Parla di «assegni a vuoto», il sindaco, di «certezze che vengono meno». (Corriere della Sera)
La marcia su Roma dei sindaci - 500 da tutta Italia - per protestare contro le inerzie del governo nell’assegnazione dei fondi per migliorare lo stato dell’edilizia scolastica ha prodotto l’effetto di rasserenare gli animi. Chiamati a raccolta dal sindaco di Alpignano Del Tronto, e accomunati dall’esigenza di tappare un buco nel bilancio di cui si dichiarano «assolutamente incolpevoli», i primi cittadini di quasi 500 comuni si sono dati appuntamento giovedì mattina davanti a Palazzo Chigi per battere cassa.
La protesta dei sindaci
Hanno fatto i lavori di ammodernamento alle scuole, come previsto dal decreto del Fare, varato dal governo Letta, ma non sono riusciti a riscuotere i fondi promessi per l’edilizia scolastica: le imprese di costruzioni mandano il conto, e nelle casse dei Comuni non ci sono i soldi per pagare. Il piano da più di un miliardo di euro promesso dal premier Matteo Renzi e ufficialmente partito a marzo, sembra procedere a fatica. Intanto lo stato dell’arte, appena fotografato dalle associazioni più attente, Legambiente e Cittadinanzattiva, rimane allarmante: manutenzione carente o assente per quattro edifici su dieci, 41mila scuole bisognose di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. E poi la questione dei fondi: il sindaco di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, Eduardo Spinella, dice: «Ho fatto un lavoro di risanamento e messa a norma rispetto al rischio antisismico di una scuola media. Importo 1 milione e 700 mila euro. Ma in cassa non è arrivato neanche un euro». Il collega Nuccio Sapia, primo cittadino di Casteltermini, in provincia di Agrigento, racconta: «Ho pregato l’impresa di eseguire i lavori di messa in sicurezza di una scuola elementare durante l’estate (circa 550mila euro di lavori), in modo da non interferire con l’attività scolastica. Ho finito nei primi di settembre ma ancora non abbiamo i soldi per pagare l’impresa, che minaccia azione legale con gli interessi, perché - racconta - rischia il fallimento visto che non può pagare i propri fornitori». Parla di «assegni a vuoto», il sindaco, di «certezze che vengono meno». (Corriere della Sera)