All'Atletico Madrid appena 9 presenze e 1 solo gol segnato per l'ex attaccante del Torino. Dopo l'addio polemico in estate, Cerci ritorna in Italia con un esame importante da superare
27 dicembre 2014 - Milano
Nemmeno quattro mesi fa la fidanzata di Alessio Cerci salutava l'Italia affidando ai social network un polemico "Saluti Serie A, noi ce ne andiamo nel calcio che conta", destinazione Madrid. Nemmeno metà stagione dopo, però, e tanta panchina più tardi, Alessio Cerci ha fatto di nuovo le valigie per salutare l'Atletico Madrid e ritornare in Italia, al Milan, dopo un lungo tira e molla che l'aveva portato vicino a cedere alle lusinghe di Mancini sulla sponda opposta del Naviglio.
Il post
tanta panchina — A parlare per il talento di Valmontone, che ormai all'anagrafe ha l'età da giocatore affermato (27 anni), ci pensano le statistiche: appena 9 presenze tra Liga, Champions e Copa del Rey (di cui 1 sola da titolare) e un gol segnato, nel 5-0 contro il Malmö. Numeri che da soli possono spiegare la fame di campo e di ritorno in Italia dell'ex attaccante del Torino, anche perché i suoi diretti concorrenti nel ruolo presentano più del doppio delle sue presenze, con Simeone che si è affidato alternativamente a Griezmann (25 volte), Koke (24), Arda Turan (20) e all'occorrenza addirittura dirottando Raul Garcia (21) sulle corsie laterali.
milan, la piazza giusta? — Se il misero bottino può essere giustificato con i soliti problemi - dall'adattamento a un calcio diverso a, soprattutto, l'aver saltato completamente la preparazione estiva col suo ex club, tra vacanze post-Mondiale e trattative di mercato - e le preferenze di Simeone giustificate con le vedute tattiche divergenti (le caratteristiche di Cerci non collimano con le richieste difensive del tecnico argentino), anche il ritorno italiano è un'incognita. Il Milan potrebbe essere un buon trampolino di lancio per rimettere in piedi una stagione cominciata col piede sbagliato, ma all'Alessio di ritorno spetta il compito principale: dimostrare che può giocare anche in squadre non allenate dal suo mentore Giampiero Ventura. Un esame imprescindibile da superare per tornare, un giorno, "nel calcio che conta" e fare felice la sua Federica.
27 dicembre 2014 - Milano
Nemmeno quattro mesi fa la fidanzata di Alessio Cerci salutava l'Italia affidando ai social network un polemico "Saluti Serie A, noi ce ne andiamo nel calcio che conta", destinazione Madrid. Nemmeno metà stagione dopo, però, e tanta panchina più tardi, Alessio Cerci ha fatto di nuovo le valigie per salutare l'Atletico Madrid e ritornare in Italia, al Milan, dopo un lungo tira e molla che l'aveva portato vicino a cedere alle lusinghe di Mancini sulla sponda opposta del Naviglio.
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tanta panchina — A parlare per il talento di Valmontone, che ormai all'anagrafe ha l'età da giocatore affermato (27 anni), ci pensano le statistiche: appena 9 presenze tra Liga, Champions e Copa del Rey (di cui 1 sola da titolare) e un gol segnato, nel 5-0 contro il Malmö. Numeri che da soli possono spiegare la fame di campo e di ritorno in Italia dell'ex attaccante del Torino, anche perché i suoi diretti concorrenti nel ruolo presentano più del doppio delle sue presenze, con Simeone che si è affidato alternativamente a Griezmann (25 volte), Koke (24), Arda Turan (20) e all'occorrenza addirittura dirottando Raul Garcia (21) sulle corsie laterali.
milan, la piazza giusta? — Se il misero bottino può essere giustificato con i soliti problemi - dall'adattamento a un calcio diverso a, soprattutto, l'aver saltato completamente la preparazione estiva col suo ex club, tra vacanze post-Mondiale e trattative di mercato - e le preferenze di Simeone giustificate con le vedute tattiche divergenti (le caratteristiche di Cerci non collimano con le richieste difensive del tecnico argentino), anche il ritorno italiano è un'incognita. Il Milan potrebbe essere un buon trampolino di lancio per rimettere in piedi una stagione cominciata col piede sbagliato, ma all'Alessio di ritorno spetta il compito principale: dimostrare che può giocare anche in squadre non allenate dal suo mentore Giampiero Ventura. Un esame imprescindibile da superare per tornare, un giorno, "nel calcio che conta" e fare felice la sua Federica.
