Cento banche, 30 Paesi, 1 miliardo di dollari il bottino. O forse molto di più. Sono i numeri incredibili di una grande stangata, un colpo su scala globale organizzato da una banda internazionale di hacker chiamata Carbanak.
Un furto con destrezza nel vero senso del termine, senza versare una goccia di sangue e ben poco sudore, ma tanta furbizia coniugata alla tecnologia. Una scorreria criminale che nessuno è riuscito a fermare e che continua ancora oggi a due anni dai suoi primi colpi. La banda, composta da russi, cinesi e europei, ha agito con molta calma. Prima è riuscita a infilare un software maligno nel sistema di alcuni grandi istituti finanziari, probabilmente ci sono riusciti con la classica e-mail «legittima» inviata da un funzionario all’altro. E a quel punto hanno iniziato a raccogliere informazioni su metodi di lavoro, procedure, regole. Poi è arrivata la seconda mossa: i cyber ladri hanno installato - sempre via computer - un «rat», programma che permette di monitorare (come fosse un video) i movimenti degli impiegati alla tastiera. Un lavoro di intelligence perfetto.
A quel punto i banditi sono passati all’ultima fase. Impersonando i funzionari della banca - grazie al software installato - hanno iniziato il saccheggio prendendo di mira non i clienti ma il «tesoro» dell’istituto stesso. La gang ha trasferito somme di denaro rubate in banche negli Usa e in Cina, hanno alterato i conti e sono riusciti persino ad attivare, in modo remoto, numerosi bancomat permettendo ad un loro complice di ricevere banconote su banconote. È accaduto che le macchinette abbiano «sputato» soldi senza che nessuno avesse schiacciato un pulsante, inserito una carta o digitato il classico Pin. Tutto però è stato filmato dalle telecamere di sicurezza che hanno immortalato «l’uomo-ricevitore» che incassava in pochi minuti un bel gruzzolo. La Casa Bianca ha ricevuto un primo rapporto su quanto avvenuto e l’Fbi è stata coinvolta nelle indagini rivelatisi subito complessa. Al lavoro anche l’Europol. Intanto, da qualche parte nel mondo, c’è chi prepara la prossima stangata. (Corriere della Sera)
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