La squadra di Garcia infila il settimo pari in nove giornate contro gialloblù con limiti clamorosi. La sfortuna colpisce Florenzi e Keita per l’autorete, ma così non basta
Mister X. Il settimo pareggio nelle ultime nove giornate – Verona, Parma, Empoli, Fiorentina, Palermo, Lazio e Milan – a fronte di due sole vittorie (Cagliari e Udinese) inchioda la Roma al solito copione. Il crollo targato 2015 continua: il 6 gennaio i giallorossi avevano un solo punto di distacco dalla Juve e ne avevano nove di vantaggio sul Napoli. Ora i bianconeri sono lontani nove punti e i partenopei, se batteranno il Sassuolo nel posticipo, possono arrivare a -3. La Roma non perde, è vero, ma è molto peggio non sapere più vincere. Non ci vuole una laurea in matematica per capire che anche 3 vittorie e quattro sconfitte avrebbero portato più punti in classifica della litania dei pareggi.
Bene mezz’ora, poi domina la sfortuna
Contro un Verona che ha limiti clamorosi, pallida controfigura della squadra rivelazione dello scorso campionato, la Roma ha giocato bene la prima mezzora, si è portata in vantaggio con Totti (gol numero 240 in serie A) e poi ha pagato il solito tributo alla sfortuna che, in questo periodo la segue fedele. Florenzi si è infortunato, ma non è stato sostituito subito: sul corner susseguente non è riuscito a contrastare Jankovic, il cui colpo di testa ha incocciato prima in Astori, poi in Keita e infine nella porta spalancata da tanto flipper. Subito l’1-1, immeritato, la Roma non è più stata in grado di riprendersi. Nella ripresa, anzi, c’è voluto un salvataggio sulla riga di Torosidis per evitare il tracollo definitivo.
Gervinho e Doumbia non pervenuti
Luca Toni è stato il migliore in campo e questo spiega il livello tecnico ma anche atletico del nostro campionato. La Roma ha praticamente giocato in dieci perché Gervinho è ancora con la testa e le gambe in Costa d’Avorio. Non pervenuto Doumbia, che appare ancora un corpo estraneo nella squadra. Intanto il tempo passa, la Juve vola verso lo scudetto e il Napoli sente odore di secondo posto. (Corriere dello Sport/Corriere della Sera)
Mister X. Il settimo pareggio nelle ultime nove giornate – Verona, Parma, Empoli, Fiorentina, Palermo, Lazio e Milan – a fronte di due sole vittorie (Cagliari e Udinese) inchioda la Roma al solito copione. Il crollo targato 2015 continua: il 6 gennaio i giallorossi avevano un solo punto di distacco dalla Juve e ne avevano nove di vantaggio sul Napoli. Ora i bianconeri sono lontani nove punti e i partenopei, se batteranno il Sassuolo nel posticipo, possono arrivare a -3. La Roma non perde, è vero, ma è molto peggio non sapere più vincere. Non ci vuole una laurea in matematica per capire che anche 3 vittorie e quattro sconfitte avrebbero portato più punti in classifica della litania dei pareggi.
Bene mezz’ora, poi domina la sfortuna
Contro un Verona che ha limiti clamorosi, pallida controfigura della squadra rivelazione dello scorso campionato, la Roma ha giocato bene la prima mezzora, si è portata in vantaggio con Totti (gol numero 240 in serie A) e poi ha pagato il solito tributo alla sfortuna che, in questo periodo la segue fedele. Florenzi si è infortunato, ma non è stato sostituito subito: sul corner susseguente non è riuscito a contrastare Jankovic, il cui colpo di testa ha incocciato prima in Astori, poi in Keita e infine nella porta spalancata da tanto flipper. Subito l’1-1, immeritato, la Roma non è più stata in grado di riprendersi. Nella ripresa, anzi, c’è voluto un salvataggio sulla riga di Torosidis per evitare il tracollo definitivo.
Gervinho e Doumbia non pervenuti
Luca Toni è stato il migliore in campo e questo spiega il livello tecnico ma anche atletico del nostro campionato. La Roma ha praticamente giocato in dieci perché Gervinho è ancora con la testa e le gambe in Costa d’Avorio. Non pervenuto Doumbia, che appare ancora un corpo estraneo nella squadra. Intanto il tempo passa, la Juve vola verso lo scudetto e il Napoli sente odore di secondo posto. (Corriere dello Sport/Corriere della Sera)