Il c.t. della Nazionale è intervenuto a Catanzaro per la tarza tappa del tour "Razzisti? Una brutta razza (...e non li vogliamo allo stadio!)"
Alzare la voce contro il razzismo. E' l'obiettivo del tour "Razzisti? Una brutta razza (...e non li vogliamo allo stadio!)" di scena a Catanzaro per la terza tappa (dopo Firenze e Torino). A parlare, davanti a una platea gremita di giovani giocatori delle scuole calcio del territorio, il commissario tecnico Antonio Conte, che oltre a condannare il razzismo si sofferma su vicende personali, su un grande maestro (Lippi) e augura il meglio a Juve, Napoli e Fiorentina, le italiane in corsa in Europa.
CULTURA — "Il pubblico è il dodicesimo uomo in campo quando fa il tifo per la propria squadra e non contro qualcuno - è stato il messaggio del c.t. -. Un giocatore quando sente insultare gli avversari dai propri tifosi si vergogna. Sarebbe bello- ha aggiunto il c.t. - se in Italia si pensasse solamente a sostenere la propria squadra. È la cultura del tifare contro che non va bene e fa nascere fenomeni beceri, assolutamente da condannare, come il razzismo". A margine dell'evento promosso dalla Figc il commissario tecnico ha poi raccontato i suoi esordi da calciatore del Sud trapiantato a Torino - " A 16 anni ho sofferto, come tutti, ma non volevo tornare a casa da sconfitto" - e del suo rapporto da calciatore con la maglia azzurra: "Alla Nazionale ho dato il ginocchio ed una caviglia, ma l'ho fatto sempre volentieri perché vestire la maglia azzurra è una cosa incredibile".
Alzare la voce contro il razzismo. E' l'obiettivo del tour "Razzisti? Una brutta razza (...e non li vogliamo allo stadio!)" di scena a Catanzaro per la terza tappa (dopo Firenze e Torino). A parlare, davanti a una platea gremita di giovani giocatori delle scuole calcio del territorio, il commissario tecnico Antonio Conte, che oltre a condannare il razzismo si sofferma su vicende personali, su un grande maestro (Lippi) e augura il meglio a Juve, Napoli e Fiorentina, le italiane in corsa in Europa.
CULTURA — "Il pubblico è il dodicesimo uomo in campo quando fa il tifo per la propria squadra e non contro qualcuno - è stato il messaggio del c.t. -. Un giocatore quando sente insultare gli avversari dai propri tifosi si vergogna. Sarebbe bello- ha aggiunto il c.t. - se in Italia si pensasse solamente a sostenere la propria squadra. È la cultura del tifare contro che non va bene e fa nascere fenomeni beceri, assolutamente da condannare, come il razzismo". A margine dell'evento promosso dalla Figc il commissario tecnico ha poi raccontato i suoi esordi da calciatore del Sud trapiantato a Torino - " A 16 anni ho sofferto, come tutti, ma non volevo tornare a casa da sconfitto" - e del suo rapporto da calciatore con la maglia azzurra: "Alla Nazionale ho dato il ginocchio ed una caviglia, ma l'ho fatto sempre volentieri perché vestire la maglia azzurra è una cosa incredibile".