D’insonnia si può morire, e non è certo una delle fini migliori che si possano fare. Nel mondo i casi osservati sono 200, tra cui 5 in Italia. A uccidere non è, tuttavia, una tipica (e reversibile) insonnia, ma un’insonnia familiare, rarissima malattia mortale.
Si tratta di una patologia degenerativa del cervello, che si manifesta una volta superati i 50 anni e ha origine nei geni. Appartiene al gruppo delle encefalopatie spongiformi, e consiste nel fatto che, a causa di alterazioni nelle proteine cosiddette prioniche, si registrano degli accumuli a livello cerebrale; il talamo, la zona del cervello che regola il ciclo sonno-veglia, entra così in tilt. La sintomatologia è da brividi: sudorazione continua, tremore, decadimento cognitivo, insonnia totale e cronica, disturbi del comportamento. Infine giunge la morte, in un arco di tempo che va dai 6 mesi a i 2 anni.
Se si riuscirà a curare questa terribile malattia, tuttavia, sarà probabilmente grazie ai meriti di un medico trevigiano, Ignazio Roiter, che nel 1984 ne ha individuato la causa. È stato proprio Roiter, infatti, osservando la malattia in alcuni suoi parenti, a ricostruire il tipo di ereditarietà e a individuare la responsabilità nel talamo. Sulle sue tracce, oggi, i ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano hanno messo a punto un modello animale, che consentirà di studiare in maniera più approfondita questa malattia.
Per una cura si dovrà ancora attendere, anche se, da quanto emerge in alcuni studi, un antibiotico conosciuto col nome di doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo e inibire lo sviluppo di questa malattia.
Si tratta di una patologia degenerativa del cervello, che si manifesta una volta superati i 50 anni e ha origine nei geni. Appartiene al gruppo delle encefalopatie spongiformi, e consiste nel fatto che, a causa di alterazioni nelle proteine cosiddette prioniche, si registrano degli accumuli a livello cerebrale; il talamo, la zona del cervello che regola il ciclo sonno-veglia, entra così in tilt. La sintomatologia è da brividi: sudorazione continua, tremore, decadimento cognitivo, insonnia totale e cronica, disturbi del comportamento. Infine giunge la morte, in un arco di tempo che va dai 6 mesi a i 2 anni.
Se si riuscirà a curare questa terribile malattia, tuttavia, sarà probabilmente grazie ai meriti di un medico trevigiano, Ignazio Roiter, che nel 1984 ne ha individuato la causa. È stato proprio Roiter, infatti, osservando la malattia in alcuni suoi parenti, a ricostruire il tipo di ereditarietà e a individuare la responsabilità nel talamo. Sulle sue tracce, oggi, i ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano hanno messo a punto un modello animale, che consentirà di studiare in maniera più approfondita questa malattia.
Per una cura si dovrà ancora attendere, anche se, da quanto emerge in alcuni studi, un antibiotico conosciuto col nome di doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo e inibire lo sviluppo di questa malattia.
Fonte: Bodylineforum.com