Vedremo presto gli inconfondibili caschi e berretti blu delle forze di pace delle Nazioni Unite aggirarsi sul Monte del Tempio, a Gerusalemme? Se dobbiamo dare ascolto alla Francia, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe approvare una risoluzione che prevede lo spiegamento di “osservatori indipendenti” sul celebre sito con il compito di “identificare eventuali violazioni dello status quo“.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già chiarito, domenica, che respinge questa proposta francese. Ma le Nazioni Unite, un’istituzione non particolarmente nota per la sua imparzialità quando si tratta dello stato ebraico, potrebbero esercitare pressioni su Israele affinché accetti un’eventuale decisione del Consiglio di Sicurezza in questo senso.
A quanto pare, la Francia e altre nazioni sono convinte che una forza di pace Onu riuscirebbe a calmare le tensioni in un sito che è da tempo l’epicentro delle violenze musulmane palestinesi. Evidentemente non hanno appreso nulla dalla storia. Di tutti i numerosi fallimenti che hanno caratterizzato l’Onu nel corso dei sette decenni da quando è stato istituito, le forze di pace spiccano in modo particolare come spaventosamente inette ed anche corrotte.
Durante l’escalation che precedette la guerra dei sei giorni del ‘67, le Forze di Emergenza delle Nazioni Unite di stanza lungo il confine tra Israele ed Egitto furono totalmente inutili nel prevenire l’aggressione egiziana che portò allo scoppio della guerra. Denominata Forza Interinale delle Nazioni Unite in Libano, o UNIFIL, questa missione, creata nel 1978 e da allora sempre rinnovata, di interinale (provvisorio) ha ben poco. Notevolmente ampliata in seguito alla seconda guerra in Libano dell’estate 2006, l’UNIFIL si avvale di un budget annuale di quasi 500 milioni di dollari e impiega oltre 10mila uomini, più un migliaio di unità del personale civile. In base alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, l’UNIFIL ha il compito di impedire il riarmo di Hezbollah e di garantire che il Libano meridionale sia “un’area priva di personale armato, di armamenti e di strutture militari”, a parte quelle delle forze armate libanesi e della stessa UNIFIL. Ma l’UNIFIL ha clamorosamente fallito. Da quando è scoppiata la guerra civile siriana, Hezbollah ha continuato a contrabbandare in Libano armi sempre più sofisticate, tra cui i missili anti-nave SS-N-26 Yakhont di fabbricazione russa.
Ma i fallimenti delle missioni di pace dell’Onu non si limitano alle questioni relative a Israele. Nel 1994, in Ruanda, una Missione di Assistenza delle Nazioni Unite era a conoscenza dell’imminente genocidio. Ma i caschi blu non seppero impedire agli hutu di scatenare la loro furia per mesi, sfociata nel massacro di quasi un milione di persone della minoranza tutsi. Nel 1995, a Srebrenica, più di ottomila bosniaci musulmani furono sommariamente giustiziati, per la maggior parte da plotoni d’esecuzione serbi. E questo accadeva dopo che la città era stata dichiarata “zona sicura” e le Nazioni Unite avevano inviato una forza di protezione olandese proprio per evitare che si verificassero atrocità.
Tra le vergogne più recenti, la rivelazione nel 2005 che forze di pace delle Nazioni Unite si sono date allo stupro e allo sfruttamento come prostituite di ragazze e giovani donne nella Repubblica Democratica del Congo, invece di proteggerle dai trafficanti di schiavi sessuali. Accuse analoghe sono state sollevate contro le forze Onu dispiegate in Cambogia, Bosnia e Haiti.
Sono queste le “forze di pace” a cui la Francia vorrebbe affidare la custodia di un sito considerato dai religiosi ebrei come il luogo più sacro al mondo, e venerato anche dai musulmani? Si pensa davvero che forze di pace dell’Onu con un tale agghiacciante curriculum riusciranno a calmare le tensioni? O forse il loro scopo sarebbe un altro?
L’introduzione di una forza di pace dell’Onu inetta e potenzialmente corrotta non farebbe che aggravare una situazione già instabile. Il vero problema sul Monte del Tempio non è la mancata capacità di applicare la legge: è piuttosto l’irresponsabile istigazione palestinese. Francesi e Onu impiegherebbero meglio il loro tempo se cercassero di convincere i leader palestinesi a smetterla di diffondere menzogne e calunnie che fomentano conflitti.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già chiarito, domenica, che respinge questa proposta francese. Ma le Nazioni Unite, un’istituzione non particolarmente nota per la sua imparzialità quando si tratta dello stato ebraico, potrebbero esercitare pressioni su Israele affinché accetti un’eventuale decisione del Consiglio di Sicurezza in questo senso.
A quanto pare, la Francia e altre nazioni sono convinte che una forza di pace Onu riuscirebbe a calmare le tensioni in un sito che è da tempo l’epicentro delle violenze musulmane palestinesi. Evidentemente non hanno appreso nulla dalla storia. Di tutti i numerosi fallimenti che hanno caratterizzato l’Onu nel corso dei sette decenni da quando è stato istituito, le forze di pace spiccano in modo particolare come spaventosamente inette ed anche corrotte.
Durante l’escalation che precedette la guerra dei sei giorni del ‘67, le Forze di Emergenza delle Nazioni Unite di stanza lungo il confine tra Israele ed Egitto furono totalmente inutili nel prevenire l’aggressione egiziana che portò allo scoppio della guerra. Denominata Forza Interinale delle Nazioni Unite in Libano, o UNIFIL, questa missione, creata nel 1978 e da allora sempre rinnovata, di interinale (provvisorio) ha ben poco. Notevolmente ampliata in seguito alla seconda guerra in Libano dell’estate 2006, l’UNIFIL si avvale di un budget annuale di quasi 500 milioni di dollari e impiega oltre 10mila uomini, più un migliaio di unità del personale civile. In base alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, l’UNIFIL ha il compito di impedire il riarmo di Hezbollah e di garantire che il Libano meridionale sia “un’area priva di personale armato, di armamenti e di strutture militari”, a parte quelle delle forze armate libanesi e della stessa UNIFIL. Ma l’UNIFIL ha clamorosamente fallito. Da quando è scoppiata la guerra civile siriana, Hezbollah ha continuato a contrabbandare in Libano armi sempre più sofisticate, tra cui i missili anti-nave SS-N-26 Yakhont di fabbricazione russa.
Ma i fallimenti delle missioni di pace dell’Onu non si limitano alle questioni relative a Israele. Nel 1994, in Ruanda, una Missione di Assistenza delle Nazioni Unite era a conoscenza dell’imminente genocidio. Ma i caschi blu non seppero impedire agli hutu di scatenare la loro furia per mesi, sfociata nel massacro di quasi un milione di persone della minoranza tutsi. Nel 1995, a Srebrenica, più di ottomila bosniaci musulmani furono sommariamente giustiziati, per la maggior parte da plotoni d’esecuzione serbi. E questo accadeva dopo che la città era stata dichiarata “zona sicura” e le Nazioni Unite avevano inviato una forza di protezione olandese proprio per evitare che si verificassero atrocità.
Tra le vergogne più recenti, la rivelazione nel 2005 che forze di pace delle Nazioni Unite si sono date allo stupro e allo sfruttamento come prostituite di ragazze e giovani donne nella Repubblica Democratica del Congo, invece di proteggerle dai trafficanti di schiavi sessuali. Accuse analoghe sono state sollevate contro le forze Onu dispiegate in Cambogia, Bosnia e Haiti.
Sono queste le “forze di pace” a cui la Francia vorrebbe affidare la custodia di un sito considerato dai religiosi ebrei come il luogo più sacro al mondo, e venerato anche dai musulmani? Si pensa davvero che forze di pace dell’Onu con un tale agghiacciante curriculum riusciranno a calmare le tensioni? O forse il loro scopo sarebbe un altro?
L’introduzione di una forza di pace dell’Onu inetta e potenzialmente corrotta non farebbe che aggravare una situazione già instabile. Il vero problema sul Monte del Tempio non è la mancata capacità di applicare la legge: è piuttosto l’irresponsabile istigazione palestinese. Francesi e Onu impiegherebbero meglio il loro tempo se cercassero di convincere i leader palestinesi a smetterla di diffondere menzogne e calunnie che fomentano conflitti.
Srebrenica, luglio 1995: il brindisi di Ratko Mladic (a sinistra) con il comandante dei caschi blu olandesi Ton Karremans