Chiusa la lunga stagione della corsa alla nomination di partito, si apre quella che guarda alla vittoria per la Casa Bianca.
La convention repubblicana di Clevand e quella democratica in corso a Philadelphia hanno sancito che saranno Donald Trump e Hillary Clinton a sfidarsi per la massima carica politica del Paese, la presidenza. Le convention hanno quindi ribadito quanto emerso nelle primarie e non ci sono state sorprese di sorta.
Ma cosa succede adesso?
L’ufficialità è arrivata, ma la campagna elettorale continua e, dopo l’estate, inizieranno i duelli tra i candidati, quindi i dibattiti che sono regolamentati dalla Commission on Presidential Debates e che sono strutturati con veri e propri format chiari, su tempistiche e modalità di svolgimento.
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La convention repubblicana di Clevand e quella democratica in corso a Philadelphia hanno sancito che saranno Donald Trump e Hillary Clinton a sfidarsi per la massima carica politica del Paese, la presidenza. Le convention hanno quindi ribadito quanto emerso nelle primarie e non ci sono state sorprese di sorta.
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L’ufficialità è arrivata, ma la campagna elettorale continua e, dopo l’estate, inizieranno i duelli tra i candidati, quindi i dibattiti che sono regolamentati dalla Commission on Presidential Debates e che sono strutturati con veri e propri format chiari, su tempistiche e modalità di svolgimento.
Per arrivare alla Casa Bianca, bisogna conquistare 270 voti elettorali, la maggioranza assoluta dei 538 grandi elettori. Il numero di grandi elettori è pari al numero di senatori e di deputati che ogni stato manda al Congresso degli Stati Uniti (proporzionale quindi al numero di abitanti di uno Stato), più i tre grandi elettori di cui ha diritto il Distretto della Columbia.
I grandi elettori non sono vincolati a votare per un candidato piuttosto che per l’altro, pur essendo espressione dei partiti: tuttavia è raro che non rispettino le consegne. Quindi, i cittadini, nell’election day, sulla scheda esprimono la preferenza per un candidato presidente, ma di fatto votano una lista di grandi elettori a esso associati. Chi vince – anche di uno solo voto – in uno Stato si prende tutti i grandi elettori in palio in quello Stato (ci sono eccezioni alla regole in Maine e Nebraska). La presidenza va a chi si aggiudica almeno 270 grandi elettori.
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