Tutti conoscono lo spinosauro così come è stato tramandato dai libri di preistoria. E tanti conoscono lo stesso dinosauro per la sua battaglia epica contro un T-Rex in un capitolo dei film di Jurassic World. Bene: è venuto il momento di dimenticarselo. Di mettere in un cassetto quello scontro, di strappare le pagine dei libri: lo spinosauro era differente. E non solo era abile a cacciare sott’acqua: era un animale acquatico. Perché aveva una coda fatta per nuotare. Lo dimostra una nuova ricerca che ha, ancora una volta, per protagonista Cristiano Dal Sasso, il paleontologo che mercoledì 29 aprile, insieme a un team internazionale dalla forte impronta italiana, ha pubblicato su Nature un rivoluzionario studio che cambia le carte in tavola alla storia della preistoria.
Tutto parte dal ritrovamento di nuove ossa in Marocco. Si tratta della prima coda completa di uno Spinosaurus aegyptiacus, sulla quale test di laboratorio condotti in acqua dai coautori dell’Università di Harvard “hanno dimostrato che il più grande dinosauro predatore di tutti i tempi nuotava grazie a una coda lunga, alta e piatta come quella di alcuni tritoni, mai vista in nessun altro dinosauro”.
Le ossa arrivano dal Sahara, grazie a nuovi scavi realizzati tra il 2015 e il 2019, ora conservate all’Università di Casablanca. “La coda appartiene allo stesso esemplare che fece già scalpore nel 2014 con un articolo su Science, ma all’epoca non si sapeva che parte dello scheletro fosse ancora sotto la sabbia, dopo ben 100 milioni di anni”.
Ora quel dinosauro è il “predatore più completo di tutta l’Africa continentale”, come dice Nizar Ibrahim, il paleontologo tedesco-marocchino (ora all’Università di Detroit Mercy) che ha coordinato il gruppo di scavo e di studio. Alla ricerca ha collaborato il Museo di Storia Naturale di Milano con Cristiano Dal Sasso (paleontologo del museo, concorezzese di nascita, studente del liceo Zucchi di Monza), con il contributo del paleontologo Simone Maganuco e ad altri quattordici ricercatori, tra cui ancora cinque italiani (Matteo Fabbri, Marco Auditore, Gabriele Bindellini, Diego Mattarelli e Davide Bonadonna), che hanno pubblicato su Nature “Tail-propelled aquatic locomotion in a theropod dinosaur”.
La scoperta è stata seguita anche da National Geographic (la Society è tra i principali sostenitori degli scavi condotti), “che dedica allo spinosauro – il più insolito e spettacolare tra i dinosauri, tanto imponente da superare le dimensioni di un T-rex – un servizio speciale online con un reportage fotografico esclusivo”.
“Negli ultimi decenni numerosi ritrovamenti hanno dimostrato che alcuni dinosauri, diventando piccoli e leggerissimi grazie allo sviluppo di ossa cave, impararono a volare e diedero origine agli uccelli - si legge nella presentazione della scoperta - Spinosaurus rappresenta un processo evolutivo altrettanto bizzarro, che però ha preso una direzione opposta: rivela che altri dinosauri, appesantendo lo scheletro e modificando le proporzioni corporee, andarono a vivere in acqua. Eppure gli spinosauridi vengono dallo stesso ceppo di dinosauri che ha portato agli uccelli, quello dei tetanuri, parola che significa code rigide: proprio l’opposto di quello che vediamo nella coda appena scoperta”.
Si tratta in altre parole di un ”esperimento evolutivo unico”: il dinosauro scoperto nel Sahara non ha eguali da 220 milioni di anni
“La coda ora pubblicata su Nature possiede adattamenti anatomici estremi, sviluppati per consentire uno stile di vita decisamente acquatico e specializzati per inseguire le prede in acque aperte e per lungo tempo. La scoperta di una coda estesamente pinnata e flessibile attaccata al corpo di un grande dinosauro teropode rappresenta la prima inequivocabile prova che – ad un certo punto della loro storia – i dinosauri invasero anche gli habitat acquatici. Con un modello anatomico completamente nuovo ed originale, che cancella decenni di false certezze che tutti i dinosauri privi di penne fossero costretti ad abitare solo gli ecosistemi di terraferma”.
In questo spinosauro “le zampe potevano semmai aiutare il nuoto, ma non erano essenziali” e “questa scoperta amplia incredibilmente le conoscenze attuali sulla paleobiologia dei dinosauri e apre orizzonti eccitanti e inaspettati. Sebbene meno sviluppati, simili adattamenti all’acqua sono presenti in altri spinosauridi e da oggi potranno essere reinterpretati alla luce di ciò che osserviamo in spinosaurus. Trattandosi di un gruppo che ebbe una distribuzione geografica quasi globale e una permanenza nel tempo per più di 30 milioni di anni, ci possiamo ragionevolmente aspettare di scoprire che questi incredibili animali invasero gli ambienti acquatici in modo ricorrente e assai impattante la vita sulla Terra”.
I ricercatori hanno così cercato di ricostruire l’aspetto dell’animale preistorico: si trattava di un dinosauro di più di 3,5 tonnellate, nel caso specifico lungo più di dieci metri. In più il baricentro era spostato molto più in avanti rispetto ad altri dinosauri bipedi, quindi quando camminava a terra era sbilanciato e goffo. “Forse, all’occorrenza, era addirittura costretto a usare le braccia per puntellarsi, con un’andatura più quadrupede che bipede. Questi problemi non si presentavano in acqua” ed è così che probabilmente viveva soprattutto nei fiumi del Cretaceo.
Nemmeno noi ci saremmo immaginati di pubblicare su Nature, dopo averlo fatto su Science con lo stesso esemplare - dichiara Cristiano Dal Sasso - Nessuno si aspettava che avesse una coda di questa forma, ora si dovranno riscrivere tutti i libri sui dinosauri. Infatti fino ad ora, non avendone mai trovata una, la coda dello spinosauro era sempre stata ricostruita come quella di tutti gli altri dinosauri”.
E anche la vela sulla schiena, osserva Simone Maganuco, forse ora ha più senso: serviva come una chiglia stabilizzatrice.
Il Museo di storia naturale di Milano conserva il muso fossile di uno spinosauro: dalle dimensioni di questo reperto si è capito che uno Spinosaurus adulto era lungo 15 metri, cioè superava di oltre due metri il più grande esemplare conosciuto di Tyrannosaurus rex. Nel muso di Milano si vedono bene anche altri adattamenti acquatici. Questi adattamenti includono narici piccole e situate a metà lunghezza del cranio, fori neurovascolari posizionati all’estremità del muso come in alligatori e coccodrilli ed enormi denti conici con un letale meccanismo di incastro “una vera e propria trappola da cui nemmeno una preda scivolosa come un pesce poteva fuggire”.
L’ultima scoperta internazionale chiude il cerchio: non solo sarà necessario immaginarsi alcuni dinosauri con le piume, ma ora sarà necessario portarne alcuni in acqua. Quasi stabilmente.
Tutto parte dal ritrovamento di nuove ossa in Marocco. Si tratta della prima coda completa di uno Spinosaurus aegyptiacus, sulla quale test di laboratorio condotti in acqua dai coautori dell’Università di Harvard “hanno dimostrato che il più grande dinosauro predatore di tutti i tempi nuotava grazie a una coda lunga, alta e piatta come quella di alcuni tritoni, mai vista in nessun altro dinosauro”.
Le ossa arrivano dal Sahara, grazie a nuovi scavi realizzati tra il 2015 e il 2019, ora conservate all’Università di Casablanca. “La coda appartiene allo stesso esemplare che fece già scalpore nel 2014 con un articolo su Science, ma all’epoca non si sapeva che parte dello scheletro fosse ancora sotto la sabbia, dopo ben 100 milioni di anni”.
Ora quel dinosauro è il “predatore più completo di tutta l’Africa continentale”, come dice Nizar Ibrahim, il paleontologo tedesco-marocchino (ora all’Università di Detroit Mercy) che ha coordinato il gruppo di scavo e di studio. Alla ricerca ha collaborato il Museo di Storia Naturale di Milano con Cristiano Dal Sasso (paleontologo del museo, concorezzese di nascita, studente del liceo Zucchi di Monza), con il contributo del paleontologo Simone Maganuco e ad altri quattordici ricercatori, tra cui ancora cinque italiani (Matteo Fabbri, Marco Auditore, Gabriele Bindellini, Diego Mattarelli e Davide Bonadonna), che hanno pubblicato su Nature “Tail-propelled aquatic locomotion in a theropod dinosaur”.
La scoperta è stata seguita anche da National Geographic (la Society è tra i principali sostenitori degli scavi condotti), “che dedica allo spinosauro – il più insolito e spettacolare tra i dinosauri, tanto imponente da superare le dimensioni di un T-rex – un servizio speciale online con un reportage fotografico esclusivo”.
“Negli ultimi decenni numerosi ritrovamenti hanno dimostrato che alcuni dinosauri, diventando piccoli e leggerissimi grazie allo sviluppo di ossa cave, impararono a volare e diedero origine agli uccelli - si legge nella presentazione della scoperta - Spinosaurus rappresenta un processo evolutivo altrettanto bizzarro, che però ha preso una direzione opposta: rivela che altri dinosauri, appesantendo lo scheletro e modificando le proporzioni corporee, andarono a vivere in acqua. Eppure gli spinosauridi vengono dallo stesso ceppo di dinosauri che ha portato agli uccelli, quello dei tetanuri, parola che significa code rigide: proprio l’opposto di quello che vediamo nella coda appena scoperta”.
Si tratta in altre parole di un ”esperimento evolutivo unico”: il dinosauro scoperto nel Sahara non ha eguali da 220 milioni di anni
“La coda ora pubblicata su Nature possiede adattamenti anatomici estremi, sviluppati per consentire uno stile di vita decisamente acquatico e specializzati per inseguire le prede in acque aperte e per lungo tempo. La scoperta di una coda estesamente pinnata e flessibile attaccata al corpo di un grande dinosauro teropode rappresenta la prima inequivocabile prova che – ad un certo punto della loro storia – i dinosauri invasero anche gli habitat acquatici. Con un modello anatomico completamente nuovo ed originale, che cancella decenni di false certezze che tutti i dinosauri privi di penne fossero costretti ad abitare solo gli ecosistemi di terraferma”.
In questo spinosauro “le zampe potevano semmai aiutare il nuoto, ma non erano essenziali” e “questa scoperta amplia incredibilmente le conoscenze attuali sulla paleobiologia dei dinosauri e apre orizzonti eccitanti e inaspettati. Sebbene meno sviluppati, simili adattamenti all’acqua sono presenti in altri spinosauridi e da oggi potranno essere reinterpretati alla luce di ciò che osserviamo in spinosaurus. Trattandosi di un gruppo che ebbe una distribuzione geografica quasi globale e una permanenza nel tempo per più di 30 milioni di anni, ci possiamo ragionevolmente aspettare di scoprire che questi incredibili animali invasero gli ambienti acquatici in modo ricorrente e assai impattante la vita sulla Terra”.
I ricercatori hanno così cercato di ricostruire l’aspetto dell’animale preistorico: si trattava di un dinosauro di più di 3,5 tonnellate, nel caso specifico lungo più di dieci metri. In più il baricentro era spostato molto più in avanti rispetto ad altri dinosauri bipedi, quindi quando camminava a terra era sbilanciato e goffo. “Forse, all’occorrenza, era addirittura costretto a usare le braccia per puntellarsi, con un’andatura più quadrupede che bipede. Questi problemi non si presentavano in acqua” ed è così che probabilmente viveva soprattutto nei fiumi del Cretaceo.
Nemmeno noi ci saremmo immaginati di pubblicare su Nature, dopo averlo fatto su Science con lo stesso esemplare - dichiara Cristiano Dal Sasso - Nessuno si aspettava che avesse una coda di questa forma, ora si dovranno riscrivere tutti i libri sui dinosauri. Infatti fino ad ora, non avendone mai trovata una, la coda dello spinosauro era sempre stata ricostruita come quella di tutti gli altri dinosauri”.
E anche la vela sulla schiena, osserva Simone Maganuco, forse ora ha più senso: serviva come una chiglia stabilizzatrice.
Il Museo di storia naturale di Milano conserva il muso fossile di uno spinosauro: dalle dimensioni di questo reperto si è capito che uno Spinosaurus adulto era lungo 15 metri, cioè superava di oltre due metri il più grande esemplare conosciuto di Tyrannosaurus rex. Nel muso di Milano si vedono bene anche altri adattamenti acquatici. Questi adattamenti includono narici piccole e situate a metà lunghezza del cranio, fori neurovascolari posizionati all’estremità del muso come in alligatori e coccodrilli ed enormi denti conici con un letale meccanismo di incastro “una vera e propria trappola da cui nemmeno una preda scivolosa come un pesce poteva fuggire”.
L’ultima scoperta internazionale chiude il cerchio: non solo sarà necessario immaginarsi alcuni dinosauri con le piume, ma ora sarà necessario portarne alcuni in acqua. Quasi stabilmente.