Proprietari e giocatori tornano al tavolo delle trattative per porre fine alla serrata. Dopo quasi 23 ore di incontri negli ultimi due giorni, la fine del lockout sembra finalmente vicina. Ma non scontata
Il commissioner Nba David Stern e Derek Fisher, presidente del sindacato giocatori.
Una stretta di mano, l'annuncio che, dopo 120 giorni, la serrata con cui i proprietari hanno paralizzato la stagione Nba è finalmente finita. Oggi non è solo un sogno di qualche tifoso ottimista, ma una possibilità concreta, come hanno ribadito dopo l'incontro di ieri sera sia Billy Hunter, direttore esecutivo del sindacato giocatori, che il commissioner David Stern. "L'accordo è alla portata, venerdì è il giorno giusto per concluderlo" hanno detto entrambi dopo le 7 ore e mezzo di colloqui di ieri, seguite alle oltre 15 di mercoledì. Proprietari e giocatori sono tornati al tavolo delle trattative alle 16.30 italiane: il mondo del basket ha le dita incrociate.
"Non ci sono garanzie che arriveremo a un accordo, ma faremo tutto il possibile e anche oltre per
riuscirci"
LA DIVISIONE DEI PROFITTI — C'è speranza, ottimismo nell'aria, ma l'accordo è tutt'altro che chiuso. Perché oggi sul tavolo delle trattative c'è il macigno della divisione dei profitti, quel BRI (Basketball Related Income, i guadagni generati dall'Nba che nella stagione 2010-11 hanno sfondato il tetto dei 4 miliardi di dollari) attorno al quale le trattative erano esplose la scorsa settimana, con scambio di accuse pesanti che aveva fatto temere il peggio e aleggiare lo spettro della cancellazione di altre due settimane di regular season (100 partite dal primo al 14 novembre erano già andate perse). Fino alla scorsa stagione ai giocatori spettava il 57%: ora i proprietari spingono per un 50 e 50, posizione da cui sembrano poco disposti a muoversi, mentre i giocatori sono disposti ad abassare la propria quota, ma non sotto il 52%. "Non ci sono garanzie che arriveremo ad un accordo - ha spiegato il commisioner -, ma faremo tutto il possibile e anche oltre per riuscirci. Noi della lega ci sentiamo così, ma credo che sia un sentimento condiviso anche dall'altra parte".
PROGRESSI E 82 PARTITE — Gli ultimi due giorni di trattative, ripartite lasciando da parte la divisione del BRI dopo la rottura della settimana scorsa, hanno portato tanti progressi sul sistema (che né l'Nba né il sindacato hanno deciso di rivelare). "Gli ultimi due giornihanno portato un clima di fiducia e familiarità che ci permette di guardare con fiducia al prossimo incontro, dove speriamo ci possano essere altri importanti progressi, o no - ha raccontato Stern -. Ma sia io che il sindacato guardiamo avanti con fiducia, sperando che possa succedere qualcosa di buono". L'obiettivo, comune a Nba e giocatori, è quello di salvare tutte le 82 gare di regular season, in modo che gli atleti non perdano nemmeno un giorno di stipendio. Secondo il sindacato un accordo entro la settimana renderebbe l'obiettivo possibile, e l'Nba ha già chiesto alle sue 29 arene di tenere libere date a fine aprile per completare la regular season (anche se l'accordo fosse chiuso oggi, la prima palla a due in una gara ufficiale non verrebbe data prima di un mese). Ma prima serve un accordo. E oggi è il giorno giusto per farlo.
Il commissioner Nba David Stern e Derek Fisher, presidente del sindacato giocatori.
Una stretta di mano, l'annuncio che, dopo 120 giorni, la serrata con cui i proprietari hanno paralizzato la stagione Nba è finalmente finita. Oggi non è solo un sogno di qualche tifoso ottimista, ma una possibilità concreta, come hanno ribadito dopo l'incontro di ieri sera sia Billy Hunter, direttore esecutivo del sindacato giocatori, che il commissioner David Stern. "L'accordo è alla portata, venerdì è il giorno giusto per concluderlo" hanno detto entrambi dopo le 7 ore e mezzo di colloqui di ieri, seguite alle oltre 15 di mercoledì. Proprietari e giocatori sono tornati al tavolo delle trattative alle 16.30 italiane: il mondo del basket ha le dita incrociate.
"Non ci sono garanzie che arriveremo a un accordo, ma faremo tutto il possibile e anche oltre per
riuscirci"
LA DIVISIONE DEI PROFITTI — C'è speranza, ottimismo nell'aria, ma l'accordo è tutt'altro che chiuso. Perché oggi sul tavolo delle trattative c'è il macigno della divisione dei profitti, quel BRI (Basketball Related Income, i guadagni generati dall'Nba che nella stagione 2010-11 hanno sfondato il tetto dei 4 miliardi di dollari) attorno al quale le trattative erano esplose la scorsa settimana, con scambio di accuse pesanti che aveva fatto temere il peggio e aleggiare lo spettro della cancellazione di altre due settimane di regular season (100 partite dal primo al 14 novembre erano già andate perse). Fino alla scorsa stagione ai giocatori spettava il 57%: ora i proprietari spingono per un 50 e 50, posizione da cui sembrano poco disposti a muoversi, mentre i giocatori sono disposti ad abassare la propria quota, ma non sotto il 52%. "Non ci sono garanzie che arriveremo ad un accordo - ha spiegato il commisioner -, ma faremo tutto il possibile e anche oltre per riuscirci. Noi della lega ci sentiamo così, ma credo che sia un sentimento condiviso anche dall'altra parte".
PROGRESSI E 82 PARTITE — Gli ultimi due giorni di trattative, ripartite lasciando da parte la divisione del BRI dopo la rottura della settimana scorsa, hanno portato tanti progressi sul sistema (che né l'Nba né il sindacato hanno deciso di rivelare). "Gli ultimi due giornihanno portato un clima di fiducia e familiarità che ci permette di guardare con fiducia al prossimo incontro, dove speriamo ci possano essere altri importanti progressi, o no - ha raccontato Stern -. Ma sia io che il sindacato guardiamo avanti con fiducia, sperando che possa succedere qualcosa di buono". L'obiettivo, comune a Nba e giocatori, è quello di salvare tutte le 82 gare di regular season, in modo che gli atleti non perdano nemmeno un giorno di stipendio. Secondo il sindacato un accordo entro la settimana renderebbe l'obiettivo possibile, e l'Nba ha già chiesto alle sue 29 arene di tenere libere date a fine aprile per completare la regular season (anche se l'accordo fosse chiuso oggi, la prima palla a due in una gara ufficiale non verrebbe data prima di un mese). Ma prima serve un accordo. E oggi è il giorno giusto per farlo.