Caso Claps, riapre la chiesa la tomba di Elisa
Corpo ritrovato il 17 marzo 2010. Sotto sequestro dal primo aprile.
Sono passati poco più di due anni da quella mattina del 17 marzo del 2010 quando, tra lo stupore dei potentini, le forze dell'ordine uscirono impolverate dalla Chiesa della Santissima Trinità di Potenza: nel sottotetto c'era il corpo di Elisa Claps, la studentessa uccisa nel 1993, e ritrovato dopo 18 anni di ricerche in Italia e all'estero, appelli e sospetti. Invece era lì, a un passo dall'ultimo posto in cui era stata vista la ragazza: il tutto è stato sequestrato il primo aprile e solo venerdì 13 aprile, dopo 24 mesi di perizie, processi e condanne, è stato dissequestrato.
NEL NOME DI RESTIVO. La Santissima Trinità è una delle chiese più importanti della città: nel cuore del centro storico, è stato il luogo di culto in cui si sono ritrovati per decenni, l'uno accanto all'altro, la Potenza 'bene' e il 'popolo'.
Uno degli edifici sacri più amati dai potentini: per questo motivo il ritrovamento del corpo di Elisa, nascosto in quel sottotetto dopo un omicidio efferato (per il quale Danilo Restivo è stato condannato a 30 anni, con il rito abbreviato), fu un colpo al cuore del capoluogo lucano. A cui si aggiunse il sequestro, e quei sigilli apposti pochi giorni prima di Pasqua e dei riti della tradizione cattolica.
I fedeli: «Come si può ancora celebrare lì un battesimo o un matrimonio»
Da quel primo aprile 2010 sono passati due anni, e sono pesati come macigni quei portoni chiusi che danno sul corso principale.
Per mesi molti fedeli si sono detti contrari alla riapertura della chiesa: come si può pregare, celebrare un matrimonio o un battesimo a pochi metri da quella che è stata la tomba, buia e abbandonata, di una ragazza uccisa con 30 coltellate?
FORSE UN'ASSOCIAZIONE. Considerazioni che hanno generato le ipotesi più disparate sul possibile utilizzo della struttura, tra cui quella di affidare la Santissima Trinità a un'associazione per la difesa delle donne o - per qualcuno - di chiuderla per sempre, come simbolo della tragedia: anche il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ha parlato di «ferita per la città, ma riaprire quel luogo sacro non significa dimenticare quanto è accaduto».
LAVORI PER UN ALTRO ANNO. I sigilli sono stati tolti dalle forze dell'ordine: resta il sequestro del sottotetto, e restano i danni subiti dal maltempo e da due anni di abbandono: «Serviranno lavori approfonditi, che dureranno almeno un anno», ha detto l'arcivescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo «e solo dopo sarà possibile ritornare a pregarvi». Il dissequestro è avvenuto in seguito alla richiesta dell'arcivescovo, a cui si sono aggiunte circa 2 mila firme presentate dai potentini, e venerdì 13 aprile il primo a rientrare nella chiesa, è stato l'allora parroco, don Ambrogio Atapka, che affiderà la chiesa alla curia arcivescovile di Potenza.
Corpo ritrovato il 17 marzo 2010. Sotto sequestro dal primo aprile.
NEL NOME DI RESTIVO. La Santissima Trinità è una delle chiese più importanti della città: nel cuore del centro storico, è stato il luogo di culto in cui si sono ritrovati per decenni, l'uno accanto all'altro, la Potenza 'bene' e il 'popolo'.
Uno degli edifici sacri più amati dai potentini: per questo motivo il ritrovamento del corpo di Elisa, nascosto in quel sottotetto dopo un omicidio efferato (per il quale Danilo Restivo è stato condannato a 30 anni, con il rito abbreviato), fu un colpo al cuore del capoluogo lucano. A cui si aggiunse il sequestro, e quei sigilli apposti pochi giorni prima di Pasqua e dei riti della tradizione cattolica.
I fedeli: «Come si può ancora celebrare lì un battesimo o un matrimonio»
Per mesi molti fedeli si sono detti contrari alla riapertura della chiesa: come si può pregare, celebrare un matrimonio o un battesimo a pochi metri da quella che è stata la tomba, buia e abbandonata, di una ragazza uccisa con 30 coltellate?
FORSE UN'ASSOCIAZIONE. Considerazioni che hanno generato le ipotesi più disparate sul possibile utilizzo della struttura, tra cui quella di affidare la Santissima Trinità a un'associazione per la difesa delle donne o - per qualcuno - di chiuderla per sempre, come simbolo della tragedia: anche il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ha parlato di «ferita per la città, ma riaprire quel luogo sacro non significa dimenticare quanto è accaduto».
LAVORI PER UN ALTRO ANNO. I sigilli sono stati tolti dalle forze dell'ordine: resta il sequestro del sottotetto, e restano i danni subiti dal maltempo e da due anni di abbandono: «Serviranno lavori approfonditi, che dureranno almeno un anno», ha detto l'arcivescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo «e solo dopo sarà possibile ritornare a pregarvi». Il dissequestro è avvenuto in seguito alla richiesta dell'arcivescovo, a cui si sono aggiunte circa 2 mila firme presentate dai potentini, e venerdì 13 aprile il primo a rientrare nella chiesa, è stato l'allora parroco, don Ambrogio Atapka, che affiderà la chiesa alla curia arcivescovile di Potenza.
