Qualche volta, molto raramente, perfino un gioco atroce e crudele come il calcio riesce a trovare attimi di giustizia. E’ quello che oggi leggerete e sentirete ovunque, ma non bisogna per forza essere originali in casi come questo.
Quando vedi che l’Italia piglia a pallonate in faccia l’Inghilterra che la trascina fino alla palude dei rigori. Montolivo, che sembra sempre troppo tenero per i grandi momenti, ci fa vedere il fondo del pozzo sparando il suo contro i cartelloni della pubblicità. Ma bastava guardare quegli occhi da Bambi al momento della rincorsa per capirlo già. Pirlo, incorona una partita pazzesca, restituendo coraggio a tutti con lo sberleffo di un cucchiaio. Come dire che non poteva finire in quel modo.
Infatti non poteva. Dopo che l’Italia aveva timbrato due pali con De Rossi e con Diamanti, tocca all’ Inghilterra con Young far suonare la traversa. E un tirello fiacco di Ashley Cole, ragazzo da tabloid, dà il match ball agli azzurri, morendo tra le mani di Buffon. Alessandro Diamanti, una vita da genio di provincia, manda l’Italia nella semifinale europea che sarà giovedì contro la spaventosa Germania.
Quanto invece a Cassano, meglio ripassare: non è riuscito ad accendere manco una scintilla. Grandi sono stati altri, come l’infinito Andrea Pirlo che ha preso per mano l’Italia e ridotto l’Inghilterra a un muro di corpaccioni contro i quali rimbalzavano i tiri azzurri. Un punging ball insomma, niente altro.
E non è stata una bella figura per la nazionale bianca che altre volte era uscita con la schiena dritta. Non questa volta. E mentre quel menagramo di Beppe Dossena, voce tecnica della Rai, continuava a vedere stiramenti ai flessori di chiunque fosse vestito d’azzurro, l’Inghilterra non strusciava più un pallone, come un’ Albania qualsiasi: che nessuno si offenda, ma un paragone bisogna pur farlo, tanto per dare l’idea della paura zero che riuscivano a farci i leoni ammaestrati di Hodgson. Era lampante quanto l’unica idea che avessero fosse quella di tirarla per le lunghe, fino alla terra di nessuno dei rigori, che una volta erano la nostra tomba. Il calcio dei poveri. Ma va bene così: è stato l’epilogo che più nazionalpopolare non si può, tra lacrime e abbracci e dichiarazioni zuccherose il giusto.
Almeno questo Europeo ha già un senso, pure se dovesse finire giovedì. Sei anni dopo Berlino, un’altra notte da ricordare per un po’.
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