Sei mesi di lavoro, 174 testimoni ascoltati («Alcuni per più giorni consecutivi»), una relazione conclusiva di 274 pagine di una durezza senza riguardi verso altissimi dirigenti mondiali delle due ruote. Questi i contenuti del rapporto pubblicato ieri notte dalla Commissione indipendente per la riforma del ciclismo (Circ), finanziata (pare con tre milioni di euro) dalla Federazione internazionale per stabilire una sorta di «punto di ripartenza» in uno sport travolto da vent’anni di scandali a sfondo non solo dopante.
Dirigenti sotto accusa
Per una volta, il gruppo di lavoro ha finalmente puntato l’indice più sui dirigenti che su atleti e direttori sportivi, evidenziando come due potentissimi presidenti dell’Uci (l’olandese Verbruggen e l’irlandese McQuaid, al governo per un ventennio) abbiano combattuto il doping evitando soprattutto che le notizie sui casi di positività diventassero pubbliche e «passando» agli atleti ogni possibile notizia sui controlli in arrivo. Verbruggen ricevette una lettera di Lance Armstrong (in piena attività) con allegato assegno di 25.000 dollari «per la ricerca scientifica», McQuaid consentì il ritorno alle corse del texano evitandogli i sei mesi di controlli preventivi previsti dai regolamenti.
Contador favorito
McQuaid, contro ogni regola, fece informare preventivamente Alberto Contador della sua positività al clenbuterolo al Tour del 2010, inviando addirittura tre suoi emissari in Spagna per discutere con lui e con la squadra il da farsi. Armstrong, come noto, finanziò con altri 100 mila dollari l’acquisto di apparecchiature antidoping ma non fu mai trovato positivo, pur essendosi dopato continuativamente per tutta la sua carriera. Sull’Uci il giudizio è tagliente: per vent’anni è stata autorità monocratica a ridottissimo tasso di democrazia e trasparenza dove chiunque cercasse di mettersi contro il potere veniva rapidamente delegittimato e allontanato.
Ciclismo dell’Est sotto accusa
La Commissione ne ha per tutti. All’indice Igor Makarov, grande sponsor russo dell’attuale presidente Cookson e patron del team Katusha: l’uomo d’affari è pieno di conflitti di interesse fino al collo con l’aggravante di aver rifiutato di deporre davanti alla Commissione. Sotto accusa le attuali politiche antidoping, superate e prevedibili, con i controllori avvistati giorni prima alle corse dalle «sentinelle» dei team e il passaporto biologico totalmente inefficace di fronte ai micro dosaggi del doping contemporaneo. Allarmi sono lanciati verso la politica antidoping dei team: Astana, la squadra di Nibali, lo scorso anno perse di vista per 71 giorni in suo importante corridore, poi risultato dopato. E verso luoghi definiti di «clustering» come Montecarlo che per alcuni corridori permettono di unire l’utile (vantaggi fiscali) alla poco dilettevole ma proficua possibilità di trovare facilmente farmaci dopanti.
Come far diventare il ciclismo completante credibile?
Come far diventare il ciclismo completante credibile? La Circ ha le idee chiare. Bisogna monitorare tutta una nuova classe di sostanze dopanti che sfuggono ai controlli (Aicar, Xenon, ozono, Actovegin…), occorre «filtrare» gli ex professionisti che restano nell’ambito delle squadre certificandone l’etica (bel proposito considerando che ex dopati come Riis o Vinokourov sono oggi manager di altissimo livello….) e abolire ogni forma di limite nei controlli: l’attuale intervallo temporale di rispetto del riposo dei corridori (dalle 23 alle 6 del mattino) è un ostacolo al lavoro dei controllori. Tra i 174 testimonial interpellati dagli esperti gli italiani sono pochi. Due soli ex corridori (ed ex dopati, Piepoli e Riccò), nessun direttore sportivo o team manager, il presidente federale Di Rocco e Sandro Donati. Sentita anche Francesca Rossi, la biologa che ha preso in mano il laboratorio svizzero dell’Uci facendo, secondo la Commissione, un lavoro molto buono rispetto ai suoi discutibili predecessori.
Dirigenti sotto accusa
Per una volta, il gruppo di lavoro ha finalmente puntato l’indice più sui dirigenti che su atleti e direttori sportivi, evidenziando come due potentissimi presidenti dell’Uci (l’olandese Verbruggen e l’irlandese McQuaid, al governo per un ventennio) abbiano combattuto il doping evitando soprattutto che le notizie sui casi di positività diventassero pubbliche e «passando» agli atleti ogni possibile notizia sui controlli in arrivo. Verbruggen ricevette una lettera di Lance Armstrong (in piena attività) con allegato assegno di 25.000 dollari «per la ricerca scientifica», McQuaid consentì il ritorno alle corse del texano evitandogli i sei mesi di controlli preventivi previsti dai regolamenti.
Contador favorito
McQuaid, contro ogni regola, fece informare preventivamente Alberto Contador della sua positività al clenbuterolo al Tour del 2010, inviando addirittura tre suoi emissari in Spagna per discutere con lui e con la squadra il da farsi. Armstrong, come noto, finanziò con altri 100 mila dollari l’acquisto di apparecchiature antidoping ma non fu mai trovato positivo, pur essendosi dopato continuativamente per tutta la sua carriera. Sull’Uci il giudizio è tagliente: per vent’anni è stata autorità monocratica a ridottissimo tasso di democrazia e trasparenza dove chiunque cercasse di mettersi contro il potere veniva rapidamente delegittimato e allontanato.
Ciclismo dell’Est sotto accusa
La Commissione ne ha per tutti. All’indice Igor Makarov, grande sponsor russo dell’attuale presidente Cookson e patron del team Katusha: l’uomo d’affari è pieno di conflitti di interesse fino al collo con l’aggravante di aver rifiutato di deporre davanti alla Commissione. Sotto accusa le attuali politiche antidoping, superate e prevedibili, con i controllori avvistati giorni prima alle corse dalle «sentinelle» dei team e il passaporto biologico totalmente inefficace di fronte ai micro dosaggi del doping contemporaneo. Allarmi sono lanciati verso la politica antidoping dei team: Astana, la squadra di Nibali, lo scorso anno perse di vista per 71 giorni in suo importante corridore, poi risultato dopato. E verso luoghi definiti di «clustering» come Montecarlo che per alcuni corridori permettono di unire l’utile (vantaggi fiscali) alla poco dilettevole ma proficua possibilità di trovare facilmente farmaci dopanti.
Come far diventare il ciclismo completante credibile?
Come far diventare il ciclismo completante credibile? La Circ ha le idee chiare. Bisogna monitorare tutta una nuova classe di sostanze dopanti che sfuggono ai controlli (Aicar, Xenon, ozono, Actovegin…), occorre «filtrare» gli ex professionisti che restano nell’ambito delle squadre certificandone l’etica (bel proposito considerando che ex dopati come Riis o Vinokourov sono oggi manager di altissimo livello….) e abolire ogni forma di limite nei controlli: l’attuale intervallo temporale di rispetto del riposo dei corridori (dalle 23 alle 6 del mattino) è un ostacolo al lavoro dei controllori. Tra i 174 testimonial interpellati dagli esperti gli italiani sono pochi. Due soli ex corridori (ed ex dopati, Piepoli e Riccò), nessun direttore sportivo o team manager, il presidente federale Di Rocco e Sandro Donati. Sentita anche Francesca Rossi, la biologa che ha preso in mano il laboratorio svizzero dell’Uci facendo, secondo la Commissione, un lavoro molto buono rispetto ai suoi discutibili predecessori.