Pericolo di crollo colposo: è questa la principale ipotesi di reato, per ora solo teorica, formulata dalla Procura. Il procedimento riguarda la fornitura di acciaio non conforme alle norme. Indagati ingegneri e tecnici collaudatori
Pericolo di crollo colposo: è questa la principale ipotesi di reato, per ora solo teorica,
formulata dalla Procura di Torino nell'inchiesta, sfociata oggi in alcune perquisizioni, sul nuovo stadio della Juventus. Sono tre le persone indagate nell'inchiesta: si tratta di tecnici che si sono occupati a vario titolo della costruzione del complesso. Un avviso di garanzia è stato consegnato a Giovanni Quirico, un dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Torino, e agli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta. Il primo, secondo quanto si è appreso, è chiamato in causa come collaudatore, i secondi come direttori dei lavori. Il procedimento riguarda la fornitura di acciaio non conforme alle norme. La società bianconera non è chiamata in causa come indagata, ma come parte lesa.
La procura di Torino ha infatti acquisito oggi, nella sede della Juve, documentazione relativa alla costruzione del nuovo impianto. Sono in corso anche delle perquisizioni in Piemonte, Veneto e Friuli. Su mandato della stessa Procura della Repubblica, la Polizia giudiziaria sta facendo infatti quattro perquisizioni in provincia di Torino, una in provincia di Padova e una in provincia di Udine, in locali nella disponibilità di professionisti e imprese.
I reati ipotizzati sono tre: il "delitto colposo di danno" in relazione al "crollo di costruzioni", il falso ideologico e la frode in commercio. I magistrati che si occupano dell'indagine sono il procuratore capo, Gian Carlo Caselli, e i pubblici ministeri Andrea Beconi, Raffaele Guariniello e Gabriella Viglione.
Il problema è legato a delle forniture di acciaio "non conformi" alle norme che potrebbe avere, in linea teorica, effetti potenzialmente negativi. Si tratta comunque - secondo quanto si è appreso - di materiale certificato Ce che è stato sottoposto, in fase di costruzione e collaudo, a tutte le procedure necessarie.
Pericolo di crollo colposo: è questa la principale ipotesi di reato, per ora solo teorica,
formulata dalla Procura di Torino nell'inchiesta, sfociata oggi in alcune perquisizioni, sul nuovo stadio della Juventus. Sono tre le persone indagate nell'inchiesta: si tratta di tecnici che si sono occupati a vario titolo della costruzione del complesso. Un avviso di garanzia è stato consegnato a Giovanni Quirico, un dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Torino, e agli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta. Il primo, secondo quanto si è appreso, è chiamato in causa come collaudatore, i secondi come direttori dei lavori. Il procedimento riguarda la fornitura di acciaio non conforme alle norme. La società bianconera non è chiamata in causa come indagata, ma come parte lesa.
La procura di Torino ha infatti acquisito oggi, nella sede della Juve, documentazione relativa alla costruzione del nuovo impianto. Sono in corso anche delle perquisizioni in Piemonte, Veneto e Friuli. Su mandato della stessa Procura della Repubblica, la Polizia giudiziaria sta facendo infatti quattro perquisizioni in provincia di Torino, una in provincia di Padova e una in provincia di Udine, in locali nella disponibilità di professionisti e imprese.
I reati ipotizzati sono tre: il "delitto colposo di danno" in relazione al "crollo di costruzioni", il falso ideologico e la frode in commercio. I magistrati che si occupano dell'indagine sono il procuratore capo, Gian Carlo Caselli, e i pubblici ministeri Andrea Beconi, Raffaele Guariniello e Gabriella Viglione.
Il problema è legato a delle forniture di acciaio "non conformi" alle norme che potrebbe avere, in linea teorica, effetti potenzialmente negativi. Si tratta comunque - secondo quanto si è appreso - di materiale certificato Ce che è stato sottoposto, in fase di costruzione e collaudo, a tutte le procedure necessarie.