"Due mi tenevano per le braccia, impedendomi di scappare. L’altro mi colpiva con calci e pugni allo stomaco. Il tutto, mentre la professoressa era distratta al computer». A raccontare ai carabinieri di Borgo Panigale il gravissimo episodio è una ragazzina di appena 12 anni, che parla di «culmine di una serie di vessazioni continue».
La brutta storia è andata in scena la mattina del 9 Febbraio, durante la ricreazione. Il luogo è una classe seconda di una scuola media della periferia cittadina. La vittima, che chiameremo Laura nel rispetto della privacy, una dodicenne ‘colpevole’ soltanto della sua timidezza. Tutto sarebbe iniziato fuori dall’aula, quando la bambina viene avvicinata da un compagno di classe che inizia a insultarla. «Vaffa...», e giù insulti. Lei, che da un anno e mezzo subisce in silenzio le angherie (anche fisiche) del ragazzino e di altri due suoi compagni di scuola, tutti 12enni, decide di reagire: gli tira uno schiaffo e poi rientra in classe. Qui, viene raggiunta dai tre: mentre due la tengono ferma, l’altro la colpisce. La violenza dura almeno cinque minuti, da quanto riferisce la stessa bambina ai carabinieri ai quali, insieme al papà, ha sporto denuncia. Il pestaggio si conclude soltanto perché l’aggressore, non contento di picchiarla a mani nude, le tira contro un banco. A quel punto la professoressa, che non si sarebbe accorta di nulla, interviene e ferma i tre.
«La bambina non stava bene, ha iniziato a vomitare – racconta il papà, arrabiato e sconvolto –, dalla scuola mi hanno chiamato e sono subito corso. Non è la prima volta che viene presa di mira dai compagni, ma questa volta hanno esagerato. E abbiamo deciso di denunciare l’accaduto ai carabinieri». Perché – come puntualizza l’uomo, infermiere di professione – «la scuola era stata informata in più occasioni di quello che stava subendo mia figlia. Ma le note e gli incontri con i genitori dei bulli non sono serviti a niente. Spero che ora si rendano conto di quello che stanno facendo a mia figlia». È la stessa adolescente a riferire, con tanto di particolari, l’accaduto ai militari dell’Arma. Una serie di prepotenze iniziate appena messo piede, un anno e mezzo fa, in quella scuola. «Ho scoperto solo ieri – rincara il papà – che Laura riceveva anche pressioni per sms o su Facebook». In più occasioni, stando a quanto riferito dalla ragazzina ai carabinieri, il suo ‘molestatore’ le avrebbe scritto messaggi offensivi e anche minacce: «Se non mi fai i compiti domani ti picchio», la intimidiva su WhatsApp. «Laura è una bambina timida. E ora è terrorizzata. Continua a dirmi che non vuole più andare a scuola. Ho deciso di raccontare tutto ai carabinieri perché non posso più vederla così – la conclusione del papà –. Mi auguro che possano fare qualcosa». (Il Resto del Carlino)
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